Ricerche di mercato, tendenze sensoriali, nuovi metodi e analisi di prodotti
 

Il mercato dei sensi: stiamo mandando il cervello all’ammasso?

A Vinitaly l’International Academy of Sensory Analysis organizza la tavola rotonda "Il mercato dei sensi" (Sala Bellini, sabato 31 marzo, h.14.30, qui il comunicato stampa relativo con il programma). Ecco lo spunto di riflessione alla base della tavola rotonda: l’educazione al gusto è un obiettivo ancora lontano dal realizzarsi nella società dei consumi. Se nei primi mesi di vita l’istinto ci porta ad affinare i nostri sensi, a partire dallo svezzamento le multinazionali dell’alimentazione ci fanno rapidamente dimenticare l’addestramento propinandoci pappine energetiche e monosensoriali. Nella crescita, la pubblicità prima e le mense scolastiche poi completano l’opera. Ci propongono infatti cibi a sensazioni tattili attenuate e gusti forti e decisi su base grassa di sicura fidelizzazione sensoriale, ma devastanti da un punto di vista nutrizionale. Nell’adolescenza cresciamo negli odori e nei gusti dei fast-food. Nella maturità ci appassioniamo, in controtendenza, allo “slow” dei gusti preconfezionati da qualche movimento di opinione.
Ma esiste ancora la possibilità di far funzionare il cervello nella selezione dei gusti che più ci soddisfano o abbiamo tutti mandato il cervello all’ammasso? Voi cosa ne pensate?

7 commenti

  1. rosa

    Io un sistema ce l’ho e funziona.
    Per riapprezzare i gusti originari bisogna resettare il nostro organismo.
    Il metodo è quello di “gustare” per un giorno intero solo pane e acqua.
    Il giorno seguente ogni sapore diventa più intenso ed è persino separabile e definibile con immenso piacere.
    Provare per credere.

  2. Un po’ di digiuno stretto ogni tanto, in effetti aiuterebbe…
    Credo comunque che sia una questione di educazione/cultura: perchè a noi mamme i pediatri raccomandano di far assaggiare ai bambini appena svezzati, gradualmente, almeno una volta tutti i cibi? perchè altrimenti crescono con una dieta da… panda; a dolci e patatine. Il gusto poi cambia, si evolve e matura negli anni: ci sono cibi che da giovanissimi magari detestiamo, e da adulti apprezziamo.
    L’importante è la varietà, e il gusto per la sperimentazione. La curiosità per le novità. Una delle cose che più mi entusiasmano quando vado all’estero è provare le cucine locali.
    Quelli che non sono portati alle esplorazioni culinarie, ovviamente, si lasciano influenzare più facilmente da mode-consigli-guide…

    Lizzy

  3. Gigi Pellissier

    Purtroppo la massificazione del gusto per il pubblico di oggi è cominciata nella culla, tutti alimentati con gli stessi omogeneizzati, gli stessi biscotti, lo stesso latte in polvere.
    Oggi nessuna madre sarebbe capace/vogliosa di prepare un passato di verdura per il suo marmocchio, ne tanto meno un omogeneizzato di carne con il prodotto migliore, comprato in campagna dal macellaio di fiducia.
    Il nostro compito è di conseguenza quanto mai arduo, è difficile far capire che un vino è buono anche se non è morbido (alla australiana) e che si può mangiare un pezzo di arrosto con gli inserti gelatinosi che così rimane più morbido e umido o un’insalata un po’ duretta ma saporita.
    L’unica speranza può venire dalla diffusione del turismo enogastromico abbinato agli acquisti presso i produttori, con l’argomento della genuinità, forse i produttori potranno fare molto più di noi con i nostri scritti.

  4. Maurizio

    Gli organizzatori avrebbero dovuto invitare ad aprire il convegno Ascanio Celestini, con il suo monologo sul minestrone del supermercato, che non sa di niente ma dentro c’è proprio tutto. Dovrebbe essere diffuso nelle scuole e divenire oggetto di dibattito, anche con veri e propri laboratori a carattere sperimentale. Chi non l’avesse ascoltato a “Parla con me” su Rai Tre l’11 marzo ne troverà una corretta sintesi nel secondo intervento della pagina web http://deslunes.splinder.com/archive/2007-03. Le considerazioni politiche dell’estensore, delle quali potrete fare tranquillamente tara se vi urtano, non toccano non tolgono fedeltà alla ricostruzione, che è in alcuni passaggi pressoché letterale.

  5. Giancarlo

    Credo che le tendenze dell’alimentazione siano il frutto di una evoluzione difficilmente arrestabile nella quale impera la ricerca della comodità e la pigrizia. Questo accade anche nel settore alimentare dove per tantissimi motivi c’è bisogno di uniformare e standardizzare i metodi di preparazione degli alimenti ed offrire ai consumatori dei prodotti senza che questi debbano durare molta fatica per sceglierli. Ormai la gran parte dei consumatori che si fa giudare dalle industri alimentari, ha perso ogni legame con la produzione, la stagionalità e la diversità dei cibi (talvolta anche sensorialmente negativa). In questo contesto diventa difficile avere una visione critica ed ampia degli aspetti sensoriali. Da un pò di tempo una parte accorta dei consumatori ed alcuni illustri divulgatori sta andando controcorrente, puntando sull’apprezzamento delle differenze nel gusto. Il fattore positivo è che in questo modo il consumatore dovrebbe essere più consapevole ma esiste sempre il rischio di essere trascinato dalla moda o dal manierismo: alludo all’ondata di consensi avuti dai vini a gusto internazionale e all’attuale tendenza al rigurgito degli stessi anche se non sempre motivato.

  6. Novella

    che dire del gusto…..e della massificazione…lavoro nel campo da parecchi anni e ultimamente faccio lezione di analisi sensoriale a persone che in media sono appena uscite dalle superiori…all’interno di una importante scuola di cucina…cerco di insegnare loro a non massificare gusti e odori (già qui tra i due termini esiste una differenza di fondo difficile da far capire) e a soffermarsi su ciò che mangiano e preparano…cercando di dir loro di usare ingredienti di qualità e insegnando loro a non fermarsi davanti a un piatto e a pensare solo agli odori e gusti che derivano dagli ingredienti ..bisogna andare oltre,nel nostro inconscio e scoprire quali ricordi vengono evocati…e da li dare un nome all’odore e al gusto….
    stessa cosa sto cercando di fare con mia figlia…ha solo 20 mesi…e rispondo a Gigi…sono una mamma che lavora ma di pappine ne ho date ben poche a mia figlia…preferisco cucinare fresco..e per esempio poche verdure per volta…così sente odori e gusti…e voilà ecco che la mia cucciola….ama i broccoletti…i salumi e le torte che fa mamma….piccoli degustatori crescono…..

  7. Alle mamme viene raccontato che i cibi delle multinazionali sono migliori di quelli naturali (v. latte per la crescita e omogeneizzati vari). Solo quelle molto coraggiose e consapevoli osano sgarrare… esponendosi spesso anche a critiche da parte di parenti e conoscenti!

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