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I concorsi enologici hanno ancora senso?

“Siamo unici” ha detto Enrico Rota. Modesto e riservato per natura, ci ha colpito un po’ questa affermazione del nuovo/giovane presidente del Consorzio Valcalepio pronunciata riferendosi al concorso enologico internazionale Emozioni dal Mondo: Merlot e Cabernet insieme di cui si è svolta la settima edizione.

Rota si riferiva al fatto che il concorso bergamasco è rimasto l’unico in vita in Italia tra gli internazionali monotematici per vini con denominazione di vitigni. Gli altri hanno gettato la spugna, mentre Emozioni dal Mondo cresce di anno in anno. Volendo andare a vedere il perché troviamo il pensiero, determinato e limpido, di Sergio Cantoni, che in sette edizioni l’ha reso un evento davvero mondiale portando la piccola realtà enologica del Valcalepio sulla scena internazionale con un dispendio di risorse irrisorio.

Cantoni ha il merito di avere capito il potenziale dei concorsi enologici sotto il punto di vista della comunicazione generata dalle relazioni tra le persone. Ecco il perché di 63 giudici provenienti da 18 nazioni diverse, il ritmo tranquillo delle valutazioni (sicuramente utile per giudizi più equi e fondamentale per la crescita dei commissari attraverso relazioni umane e professionali importanti), la scelta di cornici suggestive (quasi sempre castelli o dimore gentilizie), un ricco programma culturale per fare conoscere le ricchezze di Bergamo coronato da cene di gala d’altri tempi e convegni capaci di aprire una finestra sul futuro.

Se il valore di un vino è davvero determinato dal terroir, questo è il terroir del Valcalepio e questo è il miglior modo per esprimerlo.

In Italia abbiamo esempi mirabili di organismi enologici che sono riusciti a mettere insieme milioni di euro per fare promozione ai loro vini senza riuscirci. Il Valcalepio costituisce un esempio mirabile di come si possa fare una promozione efficace spendendo poco. Il segreto? Gli ingredienti della ricetta sono tre: continuità, caparbietà, capacità.

2 commenti

  1. Luigi Odello

    Caro Giorgio,
    molto di più che interessato: siamo stati tra i promotori di questo concorso, lo seguiamo dal punto di vista organizzativo e statistico da sette anni, siamo citati su gran parte della comunicazione. Come sempre non facciamo un mistero della nostra posizione. E come abbiamo fatto per Emozioni dal Mondo lo abbiamo fatto per molti altri concorsi.
    Secondo lei il fatto che il Centro Studi Assaggiatori sia un fornitore di servizi riduce il valore delle opinioni che ho espresso? Le mie sono opinioni, ovviamente supportate dai numeri e dall’esperienza che mi vede di frequente impegnato in concorsi in Europa e oltre oceano, e sarò ben felice se qualcuno avrà modo di confutare le tesi che esprimono.

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