Un nuovo governo per l’Adid, l’associazione degustatori italiani grappa e distillati, è stato eletto agli inizi di febbraio. Potrebbe essere una notizia di cronaca, ma assume un significato ben maggiore se pensiamo all’attuale stato della grappa.
Per comprenderlo diamo un’occhiata al passato: negli anni Settanta l’idea della grappa di monovitigno – supportata dalle confezioni in vetro soffiato – porta alla ribalta la nostra acquavite di bandiera; negli anni Ottanta si attivano gli assaggiatori di grappa con i corsi, i concorsi e le centinaia di serate di degustazione; negli anni Novanta si affermano le grappe invecchiate che avanzano per tutto il primo decennio del secolo attuale.
E ora? Pare che il mondo della grappa non abbia più carte in mano. In realtà non è così, ma a preoccupare è lo stato catatonico in cui vive. Non sono i cali consumo di qualche punto percentuale a preoccupare, ma la mancanza di idee, il pessimismo e la nuova ondata di individualismo che minano le possibilità di successo del settore.
L’Istituto Nazionale Grappa è decisamente impegnato sul fronte della tutela, e fa bene, perché sta portando avanti la scheda a livello europeo in cui, tra l’altro, è previsto il sacrosanto diritto all’imbottigliamento in zona. Ma alla promozione chi ci pensa?
È per questo che il nuovo governo dell’Adid (insieme ad Antenore Toscani, riconfermato presidente, siedono in consiglio Cristiano Comotti, Italico Sana, Thomas Orlandi, Marco Falconi, Manuel Massimo Fontana e Renato Hagman, mentre sono stati eletti sindaci Mirko Rigoni, Matteo Medici, Renato Paini e Maggiulli Salvatore; probiviri Enrico Rigamonti, Gabriele Ceruti e Vittorio Faccioli) ha una notevole responsabilità, avendo competenze e potenzialità per svolgere un buon lavoro di promozione. Ai nuovi eletti i nostri migliori auguri, al mondo della grappa l’invito a supportarli.