
Se fa rabbrividire il fatto che quasi un miliardo di persone soffrano la fame contro un miliardo e mezzo che sono sovrappeso, non posso restare impassibile di fronte alla quantità di test sul consumatore centrati sull’accettabilità di un cibo o di una bevanda. Che significa accettabilità? Che il prodotto raggiunge sensorialmente la soglia minima per non essere rifiutato. Quindi il suo successo sul mercato non sarà determinato dal suo profilo, ma dal sapiente uso degli altri strumenti di marketing.
E’ una posizione che non riesco ad accettare: ben venga la comunicazione per fare conoscere un prodotto, ma poi la vendita dovrebbe essere automatica, perché ghiotti lo siamo tutti e quindi basta che sia buono, intrigante, profondo. Dobbiamo quindi privilegiare quanto arriva dai piccoli produttori? Forse, ma è una guerra contro i mulini a vento, sicuramente utile se si hanno autonome capacità di scelta, perché non è automatico che il piccolo sia anche buono. Può anche darsi che, parimenti, sia una guerra persa in partenza nell’esigere dai signori dell’alimentare la qualità sensoriale, ma vale la pena di provarci. Basta prodotti accettabili, oggi la tecnologia è in grado di consentirci di produrre l’eccellenza sensoriale a basso costo e su larga scala. Pretendiamola.