
Ovviamente nel capitolo possono essere inserite le mode e le abitudini che a volte diventano storiche: lo Scotch delle Island viene riconosciuto di maggior valore in quanto sa di fenolo, il caffè dei Balcani sa di riato, la birra a fermentazione spontanea molte volte è acetosa. Da questo punto di vista solo i tecnici sanno distinguere il vizio dalla virtù, ma in genere soccombono di fronte alla comunicazione che non di rado sfrutta caratteri estremi per dare un’identità forte al prodotto.
Una buona rassegna per farsi un’idea di quanto sia aleatoria la classificazione dei cattivi odori è stata stilata da GQ che ha proposto cibi puzzolenti tanto ricercati da raggiungere quotazioni strabilianti: Durian, un frutto indonesiano; Hákarl, carne fermentata di squalo della Groenlandia; Stinky tofu, cagliata di soia fermentata cinese; l’uovo in pasta d’argilla invecchiato tal quale per anni di tradizione orientale; Nattò, semi di soia fermentati con particolari bacilli; Jatobà, il frutto dell’albero delle locuste originario dei Caraibi; Hongeo, carne di pesce fermentata molto amata nella Corea del Sud; Stink, fagioli apprezzati in estremo oriente; Surströmming, puzzolente aringa acida svedese.