Ci troviamo davanti a un cancello chiuso alla 18.55 in via dei Tribunali 38, a Napoli. Dietro di noi si forma veloce una fila di una decina di persone, tutte animate dall’intenzione di entrare. Dentro al locale i camerieri armeggiano senza degnarci di uno sguardo, non è molto carino, ma pensiamo che abbiano ragione, perché la pizzeria apre alle 19. Un po’ meno ragione ce l’hanno quando passa l’orario, ma non cambia la scena. Alle 19.13 ci fanno entrare, ordiniamo per primi, ma non nello stesso ordine siamo serviti. La pizza, una margherita, tanto per rimanere sul classico, è senza infamia e senza lode, lontano dalle attese che ci aveva generato la guida turistica descrivendo la pizzeria Sorbillo. Solo dopo scopriamo che i Sorbillo sono molteplici e che quello che si definisce “l’original” è a qualche numero civico di distanza. L’esperienza ci induce a non sperimentarlo.
Potrebbe andarci meglio con il caffè: non si può visitare Napoli e snobbare il Gambrinus. L’espresso non è poi male come qualcuno ha detto, ma l’acqua la dobbiamo chiedere, la tazza arriva con la goccia che scende sulla parete, un cameriere stanco – o forse stufo – del successo del locale non ci degna di un saluto, e neppure di uno sguardo.
Le guide sarebbero utilissime, se fossero riscritte.