Mi preoccupo sempre di più sulla mia capacità di scegliere cose interessanti da scrivere. Quando penso: “Questa sì che è una ricerca di spessore, ora scrivo un post”, è la volta che la notizia cade letteralmente nel vuoto cosmico. Quando invece penso di scrivere una banalità ottengo un sacco di risposte. Ok, la colomba pasquale non è una banalità, ma non pensavo interessasse così tanto da ricevere anche richieste di consigli.
Mi ripeto: io non posso dire ciò che è buono, posso solo dire che cosa piace a me.
Ciò premesso, vi riporto semplicemente tre referenze che mi hanno colpito, le prime due per quanto mi hanno scritto, la terza perché l’anno scorso ho avuto occasione di assaggiarla.
Mi scrive Daniela Venturin della della pasticceria caffè Andrea Bovo di Cossato (Biella): mio marito è un bravissimo pasticcere, molto puntiglioso in tutto quello che fa e sempre alla ricerca di cose nuove da sperimentare! Nel suo piccolo ha avuto qualche ricompensa: Piemonte food awards l’ha premiato come miglior pasticceria 2019 …è stato il premio più inaspettato e più bello in assoluto! Non l’ho mai visto così emozionato. Questo per dirle che anche quando prepara i panettoni – e in questo periodo le colombe – cerca il meglio degli ingredienti e non solo. Cura tutti i passaggi, dall’ottenere nel lievito madre il pH perfetto, all’impasto liscio e colloso, come dice lui, dagli agrumi alle bacche di vaniglia…. l’impasto deve essere a regola d’arte! Mi creda che quando vado in laboratorio e seguo da lontano queste fasi ho sempre un po’ di ansia…
Ecco mi è piaciuto il discorso dell’ansia, del pathos che sottende alla preoccupazione di soddisfare i clienti.
A Roma, Angelo Colapicchioni, del celeberrimo omonimo forno, ha fatto la Colomba del Cupolone (in foto) che così descrive: “Nasce dal mio amore per Roma, per la panificazione e la pasticceria. Ho voluto immaginare il Colonnato del Bernini trasformato nelle ali di una colomba divina che in un dolce abbraccio avvolge l’umanità intera. Noterai tra gli ingredienti stilati per legge in ordine decrescente, prima la farina e subito dopo burro di primissima qualità, italiano, e uova fresche, italianissime. Anzi ti dirò, le ho anche migliorate (le colombe, ndr), perché mancando sul mercato la glassa pronta per ricoprirle, l’abbiamo fatta noi, casareccia, con le mandorle che abbiamo in laboratorio.
E per finire Grondona di Genova, l’azienda dolciaria che quest’anno festeggia il bicentenario in un’alea di purezza assoluta anche per quanto riguarda le colombe: solo lievito madre, niente aromi, niente mono e digliceridi, per quanto questi additivi non costituiscano alcuna preoccupazione igienica. L’anno scorso le ho assaggiate e poi le ho riassaggiate andando oltre la conservazione massima consigliata. In entrambi i casi mi hanno dato un momento di felicità.