Pensate forse che il marketing non faccia leva sugli inganni della mente per rendere più appetibile un prodotto? Ce ne sono alcuni che sono così subdoli che colpiscono anche i giudici sensoriali, e tra questi il trascinamento, che ha contribuito a generare vere e proprie mode.
È dovuto alla tendenza di un giudice (e molto di più quando si tratta di un consumatore) a generalizzare il carattere di un prodotto partendo da una caratteristica che lo colpisce, sia perché molto evidente, sia perché per indole o formazione presta a questa una particolare attenzione.
Un vino rosso di colore molto saturo può avere anche una supervalutazione per quanto riguarda l’intensità dell’aroma e il corpo, per esempio. Come un espresso dalla crema abbondante e stabile potrà essere premiato anche nell’attribuzione dei valori per le stesse caratteristiche e persino in note aromatiche che l’assaggiatore ritiene premianti.
Fase classica in cui si tenta di porre rimedio a questo errore molto frequente è il momento della taratura, quando il panel riunito in sessione d’assaggio compie l’allineamento di rito ed è quindi possibile rilevare la deviazione e tentare di correggerla. Quando si tratta di un consumatore questa tendenza è invece usata per fare premiare il prodotto ed è strettamente correlata alla cultura sociale e quindi all’epoca di riferimento. Facciamo un esempio: quando era di moda il leggero per ogni cosa, avevano buon gioco i prodotti che si presentavano diafani, a partire dal colore. Quindi gli whisky erano diventati chiari, i vini bianco carta o meno rossi, le grappe rigorosamente incolori e via discorrendo. Poi è cambiata un’epoca e anche il Lambrusco si è fatto saturo, come si voleva per il Nebbiolo e i suoi figli, al punto di indurre qualcuno all’uso di vitigni miglioratori perché davano più colore.