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Empireumatico: chi è costui

Un milione e mezzo di anni fa – anno più, anno meno – il nostro antenato Homo erectus, predecessore dell’Homo sapiens, imparò a controllare il fuoco.
Gli effetti del fuoco li aveva scoperti a proprie spese, quando cadeva un fulmine o quando si verificavano fenomeni di autocombustione, ma il controllarlo era tutta un’altra cosa: significava riuscire a produrlo alla bisogna e a governarlo in funzione dell’uso che ne voleva fare.
Per l’umanità fu una vera svolta, il più importante evento per la sua evoluzione della preistoria. Con il fuoco raggiungeva tre grandi obiettivi: riduceva la mortalità della specie rendendo più igienici i cibi; allargava la sua base alimentare e quindi diventava più forte; scopriva piaceri che altrimenti gli erano negati. Questo solo per parlare dell’ambito alimentare.
Ma prima ancora di imparare le virtù del riscaldamento, aveva avuto avviso del potere distruttivo del fuoco e, soprattutto a livello olfattivo, aveva codificato l’annuncio del pericolo derivante dalla combustione, al punto che tale organo di senso aveva il potere di redimerlo persino dal sonno per consentirgli di salvarsi.
Un potere, questo, che ci è stato tramandato per giungere intatto fino a noi, legandosi a nuovi pericoli e costituendo, per certi versi, vere paranoie sociali.
La parola “empireumatico” in sostanza riunisce le note inerenti alla combustione. Etimologicamente deriva dal greco e può essere tradotta con “carbone che brucia”. Non fa parte del parlare comune, ma è gergale, presa in prestito dalla chimica dove sta a significare l’insieme degli odori propri di forti reazioni di ossidazione di sostanza organica, caratteristiche, per esempio, di certe distillazioni.

Per sapere tutto sull’empireumatico e scoprire le molecole che ne sono foriere potete leggere l’articolo su L’Assaggio n.72 ottenibile iscrivendosi al link.