Ricerche di mercato, tendenze sensoriali, nuovi metodi e analisi di prodotti
 

Costruire il successo sull’ignoranza

È iniziata all’Università di Pisa un’ampia sperimentazione sull’emozionalità dei vini, un progetto multidisciplinare in cui sono coinvolti sei università e due centri di ricerca che ha come finalità di verificare quanto un vino può suscitare emozioni (e quali) quando valutato blind in un contesto neutro.
Nell’ambito della sperimentazione, un vino ben fatto ma che potremmo definire “old style” in quanto costituito da un taglio bordolese classico con un affinamento in legno molto invasivo e talmente in primo piano da risultare dominante a livello olfattivo e aromatico, è stato valutato da un gruppo di tecnici e da un gruppo di non tecnici. La statistica ha messo in evidenza come entrambi abbiano trovato un sostanziale accordo sui caratteri di tipo oggettivo (intensità colore, intensità olfattiva ecc.), ma quando si è trattato di attribuirgli un valore edonico ed emozionale le cose sono andate ben diversamente. Come si evince dal grafico i non tecnici l’hanno decisamente premiato largheggiando addirittura nell’emozione di gioia. Per contro, i tecnici lo hanno decisamente penalizzato manifestando sorpresa negativa rispetto all’eccessivo uso di legno che a loro avviso arrivava a snaturare l’essenza del vino stesso.
La questione non è di poco conto perché mette decisamente in discussione la regola di Hume, ma soprattutto sdogana il difetto tecnico cone limite invalicabile per poter parlare di qualità. E fa sembrare questa parola di significato ancora più vuoto. Va da sé che questa è l’ennesima dimostrazione che il futuro dei produttori che lavorano con arte passa attraverso la formazione, corretta sotto il piano tecnico e dell’onestà intellettuale, dei clienti. Altrimenti anche i cattivi avranno un futuro di gioia e soddisfazione commerciale.
E comunque questo è un esempio classico della validità del proverbio evergreen: “Non è bello/buono ciò che è bello/buono, ma è bello/buono ciò che piace”.