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Vogliamo dire grazie all’Ais?

In questi giorni i blog sul vino sono inondati da post e commenti sull’emendamento proposto dall’onorevole Bianconi – non passato – in virtù del quale sarebbero state attribuite all’Ais in esclusiva le nomine dei componenti delle commissioni di assaggio nei concorsi enologici. Il presidente Maietta ha affermato di non saperne nulla e noi non abbiamo motivo di dubitarne: in un paese in cui c’è gente che riceve casa da donatori sconosciuti e altra che non sa che cosa fanno i figli, questo ci sembra il meno.
Ma l’Ais la vogliamo ringraziare comunque, per il semplice fatto che esiste e che, quindi, ha dato modo a un parlamentare di formulare una proposta così abominevole.

Abominevole per tre motivi: tecnico, politico e di evidente incompetenza.
Sotto il profilo tecnico i concorsi si palesano come competizioni che indicano al consumatore modelli di qualità e quindi attribuiscono al produttore di un vino un vantaggio competitivo nei confronti degli altri. La questione è quindi molto delicata. E in questo ambito la capacità dei giudici (commissari) è basilare, ma soprattutto seguendo l’assioma che la qualità inizia in assenza di difetti. Se dunque volessimo individuare una categoria che può avanzare la pretesa di nominare i membri delle commissioni ci parrebbe più indicata quella che rappresenta i tecnici, cosa peraltro confermata anche sul regolamento per i concorsi enologici emanato dall’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino di cui l’Italia fa parte ed è uno dei maggiori contribuenti.

Ma giunti a questo punto, in assenza di difetti, quale vino dà maggiore piacere al consumatore? Qui sinceramente non ce la sentiamo di affermare che ci sia una probabilità statistica accettabile che cinque o sette persone, pur esperte, siano in grado di interpretare il gradimento che potrebbe essere espresso dai consumatori interessati. Ma se proprio l’onorevole Bianconi voleva fare qualcosa per migliorare l’affidabilità (quindi l’equità) e l’attendibilità dei concorsi, perché non è intervenuta chiedendo che vengano considerate le probabilità che ha un vino vincitore di ricevere il premio se venisse assaggiato più volte? O di considerare in termini statistici l’accordo tra i giudici, altro indice significativo per valutare la ripetibilità del giudizio? Oggi i concorsi non prevedono questi meccanismi.

Da un punto di vista politico l’intervento della parlamentare ci sembra quanto mai inopportuno: il mondo del vino ha la necessità di vedere tutte le risorse umane impegnate all’unisono nel suo miglioramento e nella sua promozione, un provvedimento del genere (che l’onorevole ha affermato di volere ripresentare) non fa che aumentare le divergenze tra le associazioni e, di sicuro, non volge a favore della sana concorrenza di mercato che è una delle bandiere del suo partito di appartenenza.

Infine, sotto il profilo della competenza, è tragico osservare come l’emendamento non tenesse minimamente conto di quelle norme internazionali che l’Italia ha contribuito a creare. Un esempio per tutti: con la normazione proposta l’Ais si sarebbe trovata nella necessità di nominare oltre il cinquanta per cento dei commissari tra tecnici che, a quanto ci risulta, hanno una loro organizzazione, peraltro decisamente forte. Forse ci siamo persi qualcosa: una volta, quando ancora esisteva il pudore, si parlava di criteri in una legge e non di una lobby.

3 commenti

  1. Quirico

    Concordo pienamente con l’articolo, è già alquanto discutibile quanto previsto dalla attuale norma sui concorsi nazionali che prevede che su 5 concorrenti 3 siano enologi, questo indica che chi fa il vino dopo lo giudica!

  2. susanna

    Pienamente d’accordo su tutto sulla serietà o meno dell’Ais sorvolerei visto che sono una Sommelier uscita volontariamente dallo staff di ROMA in quanto priva di aderenze di prestigio .La lobby è tentacolare non mi stupisce che dopo aver fatto sommelier onorario chiunque nel mondo dello spettacolo e del giornalismo siano approdati ad un parlamentare che, come sempre più spesso accade nel nostro bel paese dei balocchi e traffichini, non sappia nemmeno di cosa si stia parlando.

  3. Non posso che condividere le opinioni espresse. Nulla osta che si possano fare, a livello parlamentare, delle controproposte. Sicuramente vanno espresse le competenze. Chi lo fa e chi sono gli esperti, in un mondo dove il denaro é l’elemento prevalente? Tutte le varie …poli (calciopoli, tangentopoli ecc.) forse hanno insegnato poco. Qui stà il problema. Per quanto riguarda l’AIS questa é una lobby, come tante altre, in mano ai soliti noti e a gestione democratica apparente, ragion per cui molti ottimi sommelier (troppo facile fare i nomi) hanno lasciato con armi e bagagli. Ma questa é un’altra storia.

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