Ricerche di mercato, tendenze sensoriali, nuovi metodi e analisi di prodotti
 

Grappa a -5? Il gusto questa volta non ha colpa

Mi scrive il mio amico Armando Colliva, segretario generale dell’Istituto Nazionale Grappa: “mi dici la tua impressione su queste statistiche che ho trovato nel sito Federvini?

Esportazioni di acquaviti, liquori e altre bevande alcoliche:

– Grappa: 2011 ha (ettanidro, unità di misura per grappa e distillati) 32.707, 2012 ha 37.500 (bottiglie 0,7 a 40% vol  circa 13,5 milioni)

 Dimensioni del mercato italiano 2012 (in mio di litri):

– Grappa: 17,1 (in bottiglie da 0,7 sarebbero circa 18 milioni e mezzo) (17,1  litri a 40%, ha 47.900)

 Tendenza del mercato italiano in volume (anno 2012 vs 2011):

– Grappa: – 4,9%

 Canalizzazione del mercato italiano in volume (anno 2012):

– fuori casa: 49,1%,  in casa 50,9%

Mie riflessioni personali: se la  produzione 2012 è stimata in 85.000 ha  (85.000 – 37.500 = 47.500) è possibile che le esportazioni rappresentino il 44%? Non è tanto, considerato che fino a qualche anno fa rappresentavano circa il 12%?”

Ovviamente non ho saputo dargli risposta, non ho fonti con le quali confrontare questi dati, ma concordo con lui che 13,5 milioni di bottiglie di grappa in esportazione sembrano tante, pur mettendoci tutto lo sfuso che comunque rimane un problema irrisolto, nonostante gli sforzi dell’Istituto Nazionale Grappa e del suo presidente Elvio Bonollo in prima persona che stanno facendo di tutto affinché l’Unione Europea ci conceda l’imbottigliamento in zona.

Sarei felice che fosse così tanta la nostra acquavite di bandiera a varcare le frontiere portando il messaggio del bere forte di stile italiano, ma non posso rimanere indifferente a quel -5% del mercato interno. Trent’anni fa potevo essere d’accordo con chi poneva l’accento sul prodotto di cattiva qualità che disaffezionava il consumatore, ma oggi trovare un grappa con difetti è davvero raro, tanto da fare apparire vetusti i libri che portano ancora i caratteri che la rendevano poco piacevole.

Il motivo del calo non sta quindi nelle caratteristiche sensoriali, e neppure nella crisi economica, quanto piuttosto in una mancanza di rinnovamento nella narrazione: ecco, rispetto a 30 anni orsono facciamo una grappa davvero migliore, ma la raccontiamo ancora allo stesso modo.  Forse non funziona più.