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Musica: il condimento che non ti aspetti

5071343077_13f8a5b736_zBasta usare olio, aceto, sale e pepe; d’ora in avanti condiremo i nostri piatti con della buona musica. Avetecapito bene: musica. A conferma di ciò ecco intervenire Charles Spence, professore di psicologia sperimentale all’Università di Oxford, il quale ha studiato le interazioni fra il cibo e la musica.

Egli sostiene che la musica possa ingannare il cervello facendogli percepire un sapore più dolce, più salato o più amaro di quanto in verità lo sia. Il suono giusto, ad esempio, può incrementare il piacere di bere un vino anche del 15 per cento. Secondo lo psicologo britannico, l’orecchio umano può inconsciamente informare le papillegustative rispetto ciò che sta ascoltando ed influenzare la percezione.

E’ ovvio che la musica non crea di persé gusti o sapori ma può attirare l’attenzione su particolari sfumature di un piatto o di un vino; ad esempio gli acuti esaltano l’acidità, i toni profondi l’amaro mentre i suoni più morbidi la dolcezza. Inoltre Spence afferma che con la melodia giusta si potrebbe far apparire un piatto fino al 10 per cento più dolce o più salato, avendo un impatto non indifferente anche sulla salute. In un mondo sempre più salutista sentiremosicuramente  parlare ancora dell’ingrediente digitale musica.