Ricerche di mercato, tendenze sensoriali, nuovi metodi e analisi di prodotti
 

Tea Bellini: quanto si usa l’analisi sensoriale?

Quando nacque il Centro Studi Assaggiatori, nel 1990, parlare di analisi sensoriale in un paese come il nostro che viveva della millenaria tradizione di degustatori, non suonava molto bene. Non solo la gente voleva essere giudice inappellabile del proprio prodotto, ma i metodi di allora, per quanto scientifici, erano scarni, ostici e privi di attraenza. Oggi le cose sono cambiate? A mettere in luce lo stato dell’uso dell’analisi sensoriale ci ha provato Tea Bellini che il 21 dicembre ha discusso la sua tesi (relatore Eugenio Brentari, correlatori Paola Zuccolotto e Luigi Odello) per la laurea magistrale in Marketing management presso l’Università degli Studi di Brescia meritando il 110 con lode.
Decisamente coraggioso, oltre che innovativo, il metodo di indagine: provare a vendere i servizi di analisi sensoriale, ascoltare le risposte e fare domande. Centinaia di telefonate ad aziende sconosciute, con le immancabili difficoltà di superare il centralino e di arrivare a parlare con un interlocutore valido, hanno messo in evidenza una maggiore coscienza sull’utilità dell’analisi sensoriale scientifica, sia per un controllo qualità efficace, sia per un corretto posizionamento dei prodotti, sia per comprendere che cosa va comunicato. Tra tutti i reparti aziendali il più interessato all’analisi sensoriale ha dimostrato di essere il marketing, ma di certo l’intero settore del food manifesta una propensione all’impiego delle tecniche per descrivere la percezione decisamente superiore a trent’anni fa.
E questa è sicuramente una buona notizia per i sensorialisti, soprattutto per i giovani.