Ricerche di mercato, tendenze sensoriali, nuovi metodi e analisi di prodotti
 

Mangiare da cani

L’industria mangimistica è alla continua ricerca di soluzioni ed escamotage per rendere il cibo per cani il più appetibile possibile. A tal proposito, non molto tempo fa, uno studio ha permesso di comprendere come le fibre influenzino organoletticamente – in modo negativo- le crocchette per cani. Per iniziare sono stati realizzati un prodotto di riferimento, senza aggiunta di fibre, e sette prodotti, differentemente trattati. Nello specifico: fibre di guava presenti al 3,6 e 12 %, fibre di canna da zucchero presenti al 9% – in particelle grandi e piccole – e fibre di crusca di frumento presenti al 32%, sempre in particelle di piccole e grandi dimensioni.
L’aggiunta di fibre, ahinoi, non ha dato i risultati sperati, anzi. Nei campioni trattati è stato riscontrato un sapore amaro e metallico e un sentore retrolfattivo di muffa, soprattutto negli alimenti secchi trattati al 12% con fibre di guava e in quelli con piccole particelle di fibre di canna da zucchero. Queste ultime, come se non bastasse, hanno anche apportato minor croccantezza. Un passo in avanti è stato fatto dopo aver rivestito con proteine idrolizzate le crocchette stesse. In questo modo non solo sono aumentate le note tostate e la granulosità, ma è anche stata mascherata la porosità, il gusto amaro e i sentori di muffa e metallo.
Le migliorie apportate dalla copertura non sono però state sufficienti. Benché tra le fibre di canna da zucchero quelle di piccole dimensioni siano da preferire, i test di gradimento hanno rilevato che il prodotto non trattato è stato in ogni caso il più apprezzato. Insomma, se le fibre fanno bene all’intestino dei nostri amici a quattro zampe, lo stesso non si può dire per i loro poveri palati.