Ricerche di mercato, tendenze sensoriali, nuovi metodi e analisi di prodotti
 

Italian Roasting School: l’Espresso Italiano esiste

Perché, qualcuno aveva mai detto il contrario? Ebbene sì, c’è stato chi si è mostrato persino in video per affermare che l’Espresso Italiano non esiste, sostenendo la tesi che l’italica tazzina è così diversa da posto a posto da non poter essere compresa sotto un’unica denominazione. E’ un po’ come se qualcuno affermasse che l’umanità non esiste perché non abbiamo tutti lo stesso colore della pelle. C’è chi dice di peggio, quindi non c’è da stupirsi. Noi abbiamo trascorso una giornata intera in compagnia di Paolo Scimone e Antonio Biscotti e ne siamo usciti con la convinzione che non solo l’Espresso Italiano esiste (l’avevamo già prima), ma esisterà anche in futuro. E questo perché abbiamo dei giovani che, nel rispetto della diversità e dei valori antropologici, ne hanno codificato le regole della tostatura e compreso l’arte della miscela.
Armeggiando tra origini, curve di tostatura e requisiti matrimoniali, i due maestri sono giunti a sera dimostrando a un gruppo di giornalisti che non è poi così difficile distinguere lo stile italiano da altri. Il che non significa che il nostro sia migliore, ma semplicemente che ha una sua identità ben precisa.
Ma l’evento più importante è la nascita di un’Italian Roasting School che trasferisce un sapere per troppi anni custodito gelosamente dai torrefettori, refrettari a dichiarare le origini che usano e le curve di tostatura che portano all’inaquivocabile risultato di uno stile tricolore. Una scuola, come dovrebbero essere tutte le scuole, libera e aperta alla discussione, sicura di quanto trasferisce perché retta da professionisti che dimostrano quello che sanno fare attraverso i risultati che ottengono tutti i giorni.