Ricerche di mercato, tendenze sensoriali, nuovi metodi e analisi di prodotti
 

Attenzione ai sinonimi sensoriali

E’ sicuramente in uso una sottile arte linguistica quando si tratta di vendere, soprattutto se il fine è mascherare un difetto o, peggio, farlo passare per un pregio. Un tempo un vino di aroma poco elegante, molto corpo, alcol elevato e poco acido era definito “grossolano”, mentre oggi si ricorre a termini come “generoso”, “carnoso”, “muscoloso”. Succede peggio al caffè in cui Robusta molto tostata rende rasposa la lingua e invade il naso con note persistenti di camino spento che viene etichettato con il termine “intenso”, per non parlare del palese, quanto nauseabondo, sentore di pattumiera conclamato con “overripe”. In quest’ultimo caso si sfonda con un termine straniero che, per quanto incomprensibile ai più, fa figo. E anche chi lo traduce si sente rassicurato, perché significa molto maturo o stramaturo.
E se qualcosa sa di muffa? In questo caso la questione si fa dura, ma i francesi, che in fatto di marketing la sanno lunga, hanno inventato la “muffa nobile” e la certosina legge alimentare non ha ancora prescritto che si debba tenere un albero genealogico del microscopico fungo.
Se anche voi avete incontrato casi del genere comunicateceli, li pubblicheremo volentieri. Di certo non arresteremo il fenomeno, ma potremo sempre generare una sorta di vocabolario in grado di allertare il consumatore.