Sensory News

Ricerche di mercato, tendenze sensoriali, nuovi metodi e analisi di prodotti
 

Elogio dell’astringenza

sn 9 6È vero, l’astringenza è sempre vissuta come un’allerta verso qualcosa che potrebbe anche fare male. È propria dei frutti immaturi ed è forse per questo che la percezione di quella strana rugosità che si manifesta a livello del cavo orale è fastidiosa. In quasi tutti i prodotti non ha ragion d’essere: nel caffè è sicuramente sintomo di una cattiva qualità dei chicchi, di un’erronea tostatura e/o di una estrazione sbagliata, e nelle acqueviti manifesta errori di processo. Gli esempi potrebbero continuare, ma siamo certi che lo stesso valga per il vino?

La ricerca della rotondità a ogni costo, riducendo anche l’acidità che all’astringenza dà enfasi, ha portato a vini molli e grassocci. Bevuti fuori pasto alcuni possono ancora fare bella figura, ma se ce li immaginiamo insieme a una bella fiorentina? O a un brasato o a selvaggina e a qualsiasi altra pietanza in cui abbondano le proteine e magari anche i grassi?

Ecco perché ogni tanto dubitiamo che i vini vincitori in un concorso, perché assaggiati senza accompagnamento, possano ottenere lo stesso successo su una tavola imbandita. Certo, ai concorsi non si può fare assaggiare i rossi servendoli con un boccone di fiorentina (anche se sarebbe bello), ma allora entra in ballo la capacità del giudice di distinguere la tipologia di tannini che percepisce collocandoli nel quadro sensoriale complessivo manifestato dal vino.

Ed ecco sorgere un altro dubbio: i giudici che vengono attualmente impiegati, sono in grado di farlo? Perché se i concorsi servono per indicare al largo pubblico modelli di qualità, continuando a premiare vini tondi e grassi non facciamo certamente il bene della nostra enologia.
E poi, anche se siamo in pochi ad apprezzare l’astringenza nel vino, perché la moda dovrebbe privarci di una sana Cagnina che gioca sul contrasto dolce/astringente o di un bel Nebbiolo che sferza il palato con astringenza e acidità?

A Valdobbiadene nascono gli ambasciatori del gusto

sn 30.05Sì è svolto nei giorni 9,10 e 16,17 maggio 2014 a Valdobbiadene il primo corso di formazione per Brand Ambassador desiderato, promosso e organizzato dalla Confraternita di Valdobbiadene in collaborazione con i Narratori del gusto e il Centro Studi Assaggiatori.

Protagonisti sono stati i 25 futuri promotori del territorio: enologi, commerciali, comunicatori e organizzatori di eventi.

Dieci operatori e tecnici delle aziende vitivinicole del territorio e quindici aderenti all’associazione dei Narratori del gusto provenienti da tutta Italia si sono uniti per 24 ore di corso volto a fornire strumenti, metodologie e linguaggio di comunicazione affini ed efficaci, e contenuti concreti e condivisi tra produttori e narratori da diffondere e sviluppare in loco e in tutta la penisola. Tutto vissuto e appreso attraverso formazione teorica, pratica e confronto diretto tra le diverse realtà ed esperienze.

Il Brand Ambassador è una nuova figura professionale capace di porre al centro di ogni evento ciascun ospite, in grado di guidare il pubblico in modo inedito in viaggi sensoriali divertenti e coinvolgenti, fatti e contenuti seri proposti in modo ludico e accattivante.

Nuovi esperti sono quindi pronti a farsi ambasciatori di Valdobbiadene, capaci di raccontare l’eccellenza del territorio, dei suoi prodotti e delle sue aziende, in tutto il paese, trasmettendone il valore a turisti, clienti e comunicatori che saranno a loro volta divulgatori della qualità.

Una nuova comunicazione per Valdobbiadene che nasce dall’attività della Confraternita, da sempre attiva nella promozione territoriale, con questo corso che rientra nel grande contenitore del Marchio d’ Area, marchio in cui tutte le realtà del territorio potranno condividere in maniera coordinata la valorizzazione della propria attività e la promozione della città.

Massimo Vincenzini presidente del Tuscan Food Quality Centre: una speranza per l’analisi sensoriale

MV 1Alla fine del 2013 è stato costituito il Tuscan Food Quality Centre di cui fanno parte 35 soci: tre Atenei toscani, Scuola Superiore Sant’Anna, Cnr e altri centri di ricerca, Accademia dei Georgofili e altre Istituzioni culturali, rappresentanti delle imprese del settore agricolo, della formazione scolastica e professionale, della ristorazione, della comunicazione e della certificazione. Un bell’organismo che ha come finalità la formazione, l’informazione, lo studio e la ricerca. Un’istituzione importante che riunisce organismi salienti in una delle regioni più importanti d’Italia per quanto concerne la gastronomia e il turismo.

E da poco è stato eletto alla presidenza Massimo Vincenzini, professore ordinario a Firenze e membro dell’International Academy of Sensory Analysis: è questa congiunzione che lascia ben sperare che la nostra disciplina avrà la giusta collocazione nell’ambito dell’Istituto. Se così sarà questo costituirà un esempio autorevole per molti organismi del genere che operano sul territorio nazionale e che non di rado dimenticano che l’analisi sensoriale è uno dei più potenti mezzi disponibili per la tutela e la promozione dei prodotti agroalimentari. Se da una parte consente di creare la fotografia dettagliata da inserire sul passaporto delle produzioni a indicazione geografica, dall’altra costituisce il miglior sistema per la formazione e la fidelizzazione degli importatori delle nostre eccellenze. Sotto questo profilo costituisce un esempio eclatante l’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè che è oggi il più attivo promotore dell’Espresso Italiano in Asia, con decine di corsi svolti ogni anno in Giappone, Taiwan, Cina, Vietnam e Corea. In poche parole: non è possibile vendere se non si crea una cultura sul prodotto e la cultura passa più facilmente attraverso l’analisi sensoriale.

Al processo di Ferrara la comunicazione ha perso, ma i Narratori del gusto hanno vinto

ferrara ndgUn tribunale impietoso presieduto da Franca Braga (Altroconsumo), Gonario Marteddu (Narratori del gusto) e Mario Fregoni (International Academy of Sensory Analysis) ha condannato senza appello l’attuale comunicazione dei prodotti tipici e dei loro territori. A poco è valsa la strenua difesa di Luigi Odello, incalzato dall’accusa rappresentata da Carlo Hausmann: una decina di testimoni ha dimostrato che il mondo a noi caro è infestato da comunicatori retorici, obsoleti e improvvisati o peggio da imbonitori capaci di fare passare, durante una degustazione, un vinaccio per un cru di Borgogna.
Due ore e mezza in Piazza con centinaia di persone che, nonostante il sole, il 17 maggio hanno seguito il vivace convegno “Presi per la gola: ma ce la raccontano giusta?” che si è svolto durante il Festival di Altroconsumo con la collaborazione dei Narratori del gusto e la conduzione di Massimo Cirri di Caterpillar (da vedere a http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#).

In effetti la comunicazione dei prodotti tipici avviene sempre più mediante la relazione tra persone, sia con il fenomeno dell’enoturismo (vedasi Sensory News di giovedì 15 maggio), sia mediante serate di degustazione e incontri con i produttori. Occorre quindi fare un salto avanti, non solo attraverso una maggiore correttezza, ma anche mediante nuove tecniche in cui gli uditori siano resi protagonisti e l’informazione venga trasmessa in forma ludica.
Se di prova c’era bisogno questa è stata data lo stesso pomeriggio quando 250 visitatori sono stati ricevuti nel cortile del castello per una degustazione proposta dai Narratori del gusto con l’innovativo sistema delle mappe sensoriali. I partecipanti hanno così potuto cimentarsi nella scoperta di vini (La Tordela, Valcalepio), acquaviti (Psenner), liquori (Caffo), Aceto Balsamico di Modena (Acetum), gelati (Vecogel), birra (Baladin) e salame (Schettino) giocando mediante la sensorialità.

Come accolgono gli enoturisti: colpevoli o innocenti?

ferraraIl 44% delle cantine è consapevole che potrebbe migliorare l’accoglienza degli enoturisti: è un dato confortante che emerge dall’ indagine condotta da Apertamente e che sarà presentata dal suo presidente Marco Besana alla convention dei Narratori del gusto che si svolgerà nell’ambito del Festival di Altroconsumo a Ferrara sabato 17  maggio (per iscriversi  http://goo.gl/R4BpDm).

E’ un dato che durante il processo dal titolo “Presi per la gola: ma ce la raccontano giusta?” sarà sicuramente utilizzato dalla difesa a sostegno della tesi “se qualche pecca abbiamo ne siamo coscienti e siamo pronti a rimediare”. In effetti la questione è piuttosto importante, perché oltre un terzo delle cantine riceve da 250 a 1.000 enoturisti l’anno, ma ben il 12% va oltre i 1.000.

Più della metà ha un percorso programmato e una sala di degustazione e il 78% offre sempre una degustazione, anche se si tratta solo di due persone, ma le degustazioni, a larga maggioranza, sono svolte nella forma classica senza la registrazione di giudizi che potrebbero avere una grande influenza nel miglioramento della qualità.  Solo il 5% fa compilare un breve questionario di gradimento sull’ accoglienza, ma ciò nonostante il 25% sente l’esigenza di innovare la comunicazione attraverso indagini di mercato e tecniche di marketing che lo orientino.

Ci siamo persi la mela di Adamo ed Eva

melaCroccante e acida, ma dotata di fievole aroma, con una nota di etanale come fosse tagliata da tempo e persino un pizzico di astringenza: se ai tempi di Adamo ed Eva le mele fossero state così siamo quasi certi che non avremmo perso il paradiso terrestre. Eppure riporta, appiccicato alla buccia con un’etichetta adesiva, un marchio con un bel cuore e un numero, segno della tracciabilità propria degli schemi di certificazione. Andando sul sito ci si trova con un paragrafetto sulla “qualità gustativa” determinata attraverso tenore zuccherino, acidità e consistenza.

Ecco, ci siamo. E’ la prova evidente: tre parametri analizzati strumentalmente che non potranno mai garantire la qualità edonica, semmai potranno essere delle condizioni essenziali, ma non sufficienti, per promettere il piacere di una mela.
Lo sappiamo: è molto più facile ed economico far passare una mela sotto un Nir che doverla mettere in bocca a un panel di giudici sensoriali, ma per ora nessuna misura strumentale è in grado di emulare il complesso cervello umano per poter affermare se un prodotto genera piacere oppure no.

Per questo l’Istituto Eccellenze Italiane Certificate ha scelto la sensorialità, una strada non facile, ma sicura per gli obiettivi che il sodalizio si pone. Dei metodi innovativi che utilizza se ne parlerà domani a Brescia alla tornata dell’International Academy of Sensory Analysis che si terrà a Brescia a partire dalle ore 9 all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (partecipazione gratuita ma iscrizione obbligatoria al link http://goo.gl/nU5RTX ).
E vediamo se scaturiranno tecniche in grado di consentire il lancio sul mercato di mele per le quali la Apple possa ancora andare fiera del marchio che la distingue.

Aceto Balsamico di Modena: la certificazione cogente e il sistema foglie

logo IASA mediumL’esperienza pratica dimostra come spesso i produttori che si apprestano a presentare una domanda di riconoscimento comunitario di una denominazione a Indicazione Geografica non riescono a stendere disciplinari produttivi che riassumano in toto le esigenze, o le situazioni di mercato, per i prodotti stessi. Si rischia così di trovarsi di fronte a situazioni che richiedono interventi di diverso tipo, fino alla modifica del disciplinare stesso ai fini di accogliere tali esigenze. Esempi sono da reperirsi in diversi prodotti, anche noti:  uno per tutti il Parmigiano Reggiano che ebbe ad introdurre una differenziazione produttiva, e tre marchi specifici, per il prodotto con diverse stagionature.

Il caso dell’Aceto Balsamico di Modena presenta risvolti interessanti: durante i lunghi 15 anni di gestazione della domanda di Igp per questo prodotto,  infatti,  si notò che il disciplinare presentato alla Commissione Europea non era in grado di esprimere compiutamente nell’ etichettatura del prodotto la grande varietà qualitativa – e le grandi differenze di prezzo al consumo – che invece esistevano tra produttore e produttore, e all’ interno della stessa gamma di ogni produttore.

Un primo fondamentale passo fu la costituzione,  nell’anno 2000 su iniziativa di un gruppo di produttori, di una Associazione che studiò sensorialmente e analiticamente il prodotto. Uno studio commissionato esternamente (al Centro Studi Assaggiatori) identificò invece precisi ‘range’ di distinguibilità del prodotto da parte dei consumatori-tipo, individuando così quattro categorie qualitative, ciascuna definita da soglie di valori definiti. La creazione di un logo identificativo di queste categorie (le c.d. ‘foglie’, dalla forma del logo adottato) e la sua concessione in licenza d’uso ai soli produttori interessati venne seguita da una certificazione volontaria di prodotto, che tendeva a garantire che ogni produttore utilizzasse correttamente la categorizzazione. L’utilizzo del sistema ‘foglie’ venne sostenuto coralmente dai produttori ad esso aderenti, che lo sostennero anche con una campagna media mirata, ottenendo così un grande successo da parte degli operatori commerciali e dei consumatori, specie esteri.

A seguito del riconoscimento della Igp, avvenuto nel 2009, si sono dovuti risolvere alcuni problemi: da una parte la certificazione cogente ha fatto sì che il Ministero competente chiedesse un rientro della certificazione volontaria, dall’ altra si registrò una diffusione di sistemi analoghi, utilizzanti una pletora di altri segni, da parte di produttori che non avevano aderito al sistema ma di fatto utilizzavano una categorizzazione molto simile. Il neo-costituito Consorzio Tutela si sta occupando di risolvere questi problemi, cosa che si reputa debba avvenire mediante la formalizzazione di una categorizzazione qualitativa utilizzabile da tutti i produttori, e inserita nel Disciplinare affinchè tutti gli interessati si possano oggettivamente riferire ad essa.

Cesare Mazzetti
Presidente Acetum e Fondazione Qualivita

Sintesi della relazione che sarà tenuta il 13 maggio a Brescia alla tornata dell’International Academy of Sensory Analysis

Bando corsi “Come gestire il sito web” e “Imparare a innovare”

ndg  verde copiaSiamo lieti di annunciarvi che sono stati banditi due nuovi corsi con il patrocinio dei Narratori del gusto:

Il 29 maggio il corso Come gestire il sito web e portarlo al successo, un’occasione per apprendere tecniche e strategie di progettazione e gestione di un sito web;

il 6 giugno il corso Imparare a innovare che ha l’obiettivo di stimolare lo sviluppo della creatività quotidiana e soddisfare i bisogni espressi dai clienti/utenti.
Entrambi i corsi avranno sede a Brescia.

Provate il test per comprendere la vostra attitudine all’innovazione!
http://www.clubinnovazione.net/test-sullattitudine-verso-la-creativita-e-linnovazione/

 

locandina Come gestire il sito web e portarlo al successo

locandina Imparare a innovare

 

Ci vediamo a Brescia o a Ferrara? Sempre di analisi sensoriale si parla

1Di certo esistono ancora tecnici strumentali che dubitano della possibilità di una misurazione oggettiva della percezione, ma sono sempre meno. Chi infatti viene a contatto con i risultati ottenibili con i nuovi metodi dell’analisi sensoriale, supportati da una parte da tecniche statistiche raffinate e dall’altra parte eseguite da giudici sensoriali formati attraverso percorsi innovativi, abbandona presto ogni forma di scetticismo.  Non mancano casi in cui la misurazione è così accurata che supera persino la variabilità insita in molti strumenti che si usano per determinazioni chimiche e fisiche.
Ed è grazie a questo che si è potuti giungere alla certificazione sensoriale, con l’offerta al consumatore della garanzia di poter trovare facilmente il piacere desiderato.
Sull’argomento l’International Academy of Sensory Analysis, con il coinvolgimento dell’Istituto Eccellenze Italiane Certificate, terrà un’intera tornata a Brescia il 13 maggio (in allegato il programma e le modalità di iscrizione), ospitata dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna.  Saranno sviscerati i metodi sensoriali che si utilizzano nelle certificazioni cogenti e in quelle volontarie, anche attraverso i casi che hanno fatto la storia di questo impiego dell’analisi sensoriale: l’Espresso Italiano, il vino Valcalepio, il tartufo bianco d’Alba, l’Aceto Balsamico di Modena e altre ancora.

Se l’appuntamento di Brescia lascia poco spazio al divertimento, di tutt’altro tono sarà quello di Ferrara, dove l’analisi sensoriale mostrerà come può essere convenientemente utilizzata per narrare i prodotti tipici e i loro territori. Nell’ambito del grande Festival di Altroconsumo (lo scorso anno ha visto la partecipazione di 40.000 persone), i Narratori del gusto terranno banco, sulla piazza del Municipio, per l’intera mattinata di sabato 17 maggio con un vero e proprio processo alle tecniche di comunicazione attualmente impiegate per la valorizzazione del nostro patrimonio di tradizioni alimentari. Ma non solo, nel pomeriggio, nel cortile del castello estense si terranno giochi con l’impiego delle mappe sensoriali applicate a vino, birra, salame, acquaviti e liquori e gelati.  Come dire: dall’esperienza alla legge.

Scarica qui la locandina

Gli odori più buoni del mondo

2La sfera sensoriale dell’olfatto è fortemente legata alla nostra sfera emotiva, alla sensazione dello stare bene e stare male, a tal punto che alcuni odori richiamano in noi momenti speciali, fasi piacevoli e spiacevoli della nostra vita.

Uno studio americano ha voluto ricercare quali sono gli odori più buoni del mondo e ne sono emerse piacevoli scoperte. Prima di tutto l’odore della pioggia: odore dolciastro, pungente emanato dal contatto dell’acqua piovana con l’asfalto e dalle molecole azotate rilasciate dai campi fertilizzati, è legato all’emozione della malinconia, tristezza e nostalgia. A seguire l’odore della benzina pungente, inebriante quasi con effetti allucinogeni simili alle droghe, fornisce una sensazione di dipendenza e di vertigini che creano dipendenza; con effetti più piacevoli e rilassanti è invece l’odore del mare legato alla nostra voglia di libertà, di profondità, di relax e di vacanze (in questo caso non esiste una vera e propria molecola che genera questa sensazione, ma il “piacere” è dovuto da più componenti legati sia alla salsedine che alle creature che abitano i fondali).

Molto più calorosi sono gli odori della pasticceria e dei forni nelle ore della notte: quando la città dorme e lo smog delle macchine è affievolito, l’odore dei forni, delle brioche, del pane caldo e del burro sciolto dovuto al diacetile e alle molecole generate dalla reazione di Maillard sono quelli che predominano e infondono ai passanti sensazioni piacevoli, rassicuranti e di “dolcezza”. L’ultimo odore “più buono” è sicuramente quello del caffè: il tostato, frutta secca, speziato emanati dalla bevanda nella tazzina calda infondono calma, rassicurazione, energia nelle prime ore della giornata e in chi deve affrontare lunghe notti.