
Il laureato ha svolto una ricerca di confronto semantico e deduttivo, tra consumatori non scolarizzati selezionati casualmente e scolarizzati del gusto, che ha riguardato il retro delle etichette, le descrizioni sul web e le parole gergali impiegate per narrare il vino giungendo alla conclusione che in tutti casi l’efficacia risulta decisamente scarsa. Insomma, pare che la magia di una grande bottiglia vada a scomparire nel momento in cui si legge il racconto del contenuto. È l’ennesima dimostrazione che il settore enologico necessita di un forte cambiamento perché le tecniche degli anni Cinquanta e Sessanta hanno fatto la loro epoca. Come dire, il mondo è cambiato, il modo di raccontare il vino no.