Ci si sono messi in tre, tutti potenti centri di ricerca (Università di San Paolo in Brasile, Hummingbird Coffee di Mosca e Crossmodal Research Laboratory Università di Oxford) per dirci, dopo aver coinvolto 230 persone in test, che il caffè si fa più dolce se le pareti della tazzina sono liscie.
E noi ci crediamo, perché la sinestesia, quando si parla di percezione, ha un ruolo davvero pesante, anche se non sempre gli esiti di un test sono sufficienti a confermare l’ipotesi. In bibliografia si leggono infatti articoli che cibi e bevande di colore rosso risultano normalmente valutati più dolci anche se la composizione è la medesima. Però quando abbiamo fatto il test sui gelati quello blu è risultato più dolce del bianco e del rosso.
Nel caso della connessione tra caratteristiche gustative e tattili il rapporto è molto più stretto e la ruvidità ha una correlazione diretta con l’amaro e l’astringente, entrambi antagonisti del dolce. Non si può però generalizzare, perché la correlazione non è lineare, quindi a un incremento del dolce non corrisponde una proporzionale differenza della percezione. Si potrebbe dedurre che se la tazzina offre al labbro una percezione tattile che porta alla rotondità e alla morbidezza – cosa che è stata molto curata nella tazzina dell’Assaggiatore dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè – cala lo stimolo all’uso dello zucchero. E questo potrebbe fare piacere a chi deve ridurre le calorie, ma anche a tutti – e oggi sono tanti – che hanno il desiderio di coccole.