Che i giornalisti sappiano interpretare ciò che il pubblico vuole sapere resta un assioma difficile da trasformare in postulato. Ma di certo aiutano noi tecnici a evitare la pericolosa sindrome che ci porta al dettaglio. Così è stato per me che mi sono trovato davanti a Fabrizio Bancale che mi ha intervistato in un bar per sapere cosa è importante osservare per riconoscere un buon caffè, a partire da quanto ci può comunicare il barista mentre lo prepara, senza parlarci, semplicemente attraverso la gestualità con la quale gestisce portafiltro, macinadosatore e tazzina. Abbiamo naturalmente parlato solamente dell’Espresso Italiano e quanto andato in onda su Rai 3 è la spremuta di un’intervista molto più lunga. Alla sintesi estrema corrisponde sempre la maggiore efficacia? O si cade nella banalità? A voi la sentenza.
Luigi Odello