Sensory News

Ricerche di mercato, tendenze sensoriali, nuovi metodi e analisi di prodotti
 

Si conclude il Master in  Scienze Sensoriali per un’Alimentazione Sana e Consapevole

Si è concluso il giorno 16 Maggio 2025 il Master in Scienze Sensoriali per un’Alimentazione Sana e Consapevole (SSASC). Inaugurato il 18 gennaio 2024 in collaborazione tra l’Università di Pisa, il Centro Studi Assaggiatori e l’International Academy of Sensory Analysis, il Master ha visto un’ampia partecipazione di docenti, professionisti e aziende che ha coinvolto gli studenti fin dal primo giorno. Il Master, promosso dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa sotto l’egida del Centro Interdipartimentale di Ricerca Nutraceutica e Alimentazione per la Salute Nutrafood, è stato diretto dalla professoressa Francesca Venturi che ha accompagnato gli studenti in questo percorso fino alla presentazione della loro tesi in aula.

Il codice sensoriale vino – Il Botticino | In collaborazione con le Cantine Noventa

Il vino Botticino DOC è un vino rosso prodotto in una piccola zona collinare a est di Brescia, in Lombardia. La zona di produzione comprende principalmente i comuni di Botticino, Rezzato e parte di Brescia. Questa zona è famosa non solo per il suo vino, ma anche per il suo marmo pregiato, utilizzato in importanti costruzioni come la Casa Bianca e il Vittoriano a Roma.

La tradizione vitivinicola nella zona di Botticino ha radici antiche, con alcune testimonianze che fanno risalire la coltivazione della vite addirittura a 5000 anni prima di Cristo. Tuttavia, i primi documenti scritti che attestano il commercio del vino con il nome “Botticino” risalgono al 1800. Nel 1968, il vino Botticino ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata (DOC), a riconoscimento della sua qualità e del suo legame con il territorio.

Il terreno collinare, spesso di natura calcareo-marnosa, e il microclima influenzato dalla vicinanza dei laghi di Garda e Iseo contribuiscono in modo significativo alle caratteristiche uniche del Botticino. La brezza che accarezza i vigneti e le escursioni termiche favoriscono la concentrazione di profumi e la complessità del vino. Il terreno marmoreo è in grado di conferire al vino una particolare mineralità.
Il Botticino DOC è un vino rosso di carattere, con una storia radicata nel territorio bresciano, prodotto con un sapiente blend di uve che gli conferiscono intensità, eleganza e una buona capacità di invecchiamento.

Questo è il prodotto che andremo a conoscere il 12 giugno, ripercorrendo Il Codice Sensoriale del Vino in una giornata, dalle ore 8:30 alle 17:00. Cantine Noventa, una delle DOC più piccole ed antiche d’Italia, sarà il nostro riferimento con la sua eccellente produzione di vino Botticino rosso, bianco e rosato.
A fare da sfondo a questa giornata di degustazione, percezione e racconto sarà un palazzo del 1500, la Tenuta Pozzetto in via Gazzolo a Botticino Mattina, Brescia.

Il Codice Sensoriale del Vino da Noventa prevede un massimo di 20 partecipanti e le iscrizioni si chiuderanno il 1° giugno: certamente un’occasione per conoscere un prodotto d’eccezione e tanti altri appassionati!

Per tutte le info e i costi scrivere a contact@nadiabertana.it

Laboratorio sensoriale “Tra petali e profumi”

La deliziosa cittadina di Bellano, sulla riva del lago di Como, si è trasformata per tre giorni nella capitale lacustre dei fiori eduli ospitando l’evento “I Fiori in Cucina”, nell’ambito del quale sono stata chiamata a tenere un laboratorio sensoriale per un gruppo di bambine e bambini a partire dall’età di sei anni. Affrontare il tema della sensorialità e della percezione con i piccoli è sempre un’esperienza emozionante e gratificante, perché non si smette mai di stupirsi per la loro spontaneità e la loro perspicacia nel descrivere quello che percepiscono. Il laboratorio è stato un vero e proprio viaggio alla scoperta di tutti i sensi attraverso la conoscenza di tre tipi di fiori eduli, la Begonia, il Nasturzio e la Bocca di Leone. Inizialmente i bambini hanno attentamente osservato e descritto i tre tipi di fiori trovando le differenze di colore, forma e grandezza, poi, senza “sbirciare” nel sacchetto di carta che ognuno di loro aveva a disposizione, hanno indovinato quali e quanti tipi delle tre varietà di fiore erano stati messi all’interno, solamente utilizzando il tatto. Dopodiché hanno odorato i fiori descrivendo con parole loro il profumo che percepivano e infine li hanno “coraggiosamente” assaggiati. La Begonia, con il suo gusto piacevolmente acido che ricorda il limone, ha vinto in apprezzamento sugli altri due tipi di fiori. Gli assaggiatori in erba sono stati poi molto bravi a intuire quale aroma fosse inserito nei piccoli standard olfattivi che hanno annusato, indovinando sia la famiglia a cui appartenevano (floreale, fruttato o vegetale) sia quale specifico aroma fosse. Infine, grazie a un buon bicchiere dissetante di succo di rosa, hanno esplorato non solo le sensazioni tattili e gustative della bevanda, bensì hanno anche espresso le emozioni che sentivano in quel momento. Qualcuno ha detto “allegria”, qualcuno “energia” ed è apparso pure un “gelosia”! A conclusione del laboratorio tutti i bimbi hanno voluto fare il pieno di fiori di Begonia, che ormai avevano eletto quale loro fiore preferito, per poterli far assaggiare anche alle mamme e ai papà.

Un ringraziamento al Leader dei Narratori del Gusto e giornalista Claudio Porchia, curatore del Festival Nazionale “Cucina coi Fiori”, che insieme a BAC Bellano Arte e Cultura, al Comune di Bellano e al locale Info Point Bellano hanno reso possibile questa esperienza sensoriale ai bimbi bellanesi.

Monica Panzeri

Dalla comunicazione all’ipnosi

Sappiamo tutti cosa s’intende con il termine comunicazione. Il problema è che ciascuno, solitamente, adotta la definizione che più si adatta al proprio sistema di comprensione. Edelman e Tononi utilizzano il concetto di comunicazione onnicomprensivo, neutro e adatto alla ricerca scientifica, definito da Shannon.

Chi desidera leggere l’intero articolo scritto da Claudio Mammini sul numero 89 della rivista L’Assaggio può registrarsi gratuitamente al link.

Fondazione Edmund Mach: insediato ufficialmente il nuovo Presidente Francesco Spagnolli

Suono della campanella alla Fondazione Edmund Mach per l’insediamento ufficiale del nuovo Presidente, il prof. Francesco Spagnolli, che dal primo aprile è subentrato al dott. Mirco Maria Franco Cattani alla guida dell’ente di San Michele all’Adige. Nella Sala Specchi dell’ex monastero agostiniano, si è svolto il primo consiglio di amministrazione del nuovo Presidente alla presenza del presidente della Provincia autonoma di Trento e dell’assessore all’agricoltura, promozione dei prodotti trentini, ambiente, difesa idrogeologica e enti locali. Alla cerimonia di insediamento sono intervenuti anche il Direttore generale Mario Del Grosso Destreri e la dirigenza FEM.

La nomina di Francesco Spagnolli era stata deliberata il 28 marzo scorso dalla Giunta provinciale, su indicazione del presidente della Provincia, dopo il parere favorevole espresso dalla prima commissione del Consiglio provinciale lo scorso 25 marzo. La presidenza avrà una durata quinquennale.

Nella sua presentazione ufficiale di Francesco Spagnolli al CdA, il Presidente PAT ha introdotto brevemente il nuovo presidente ricordando la sua lunghissima presenza a S. Michele, avendo ricoperto ruoli e funzioni che, partendo dalla sua frequentazione scolastica come studente, hanno attraversato la vita dell’ente con diversi incarichi, dai laboratori enologici alla scuola, prima come docente e poi come preside, per terminare quindi come membro del CdA stesso. L’attesa, e l’augurio al nuovo presidente, è quindi di poter confermare il forte legame con il territorio che da sempre caratterizza l’ente di S. Michele.

L’assessore provinciale all’agricoltura si è associata al saluto del Presidente PAT, prima con un ringraziamento al presidente uscente, Mirco Maria Franco Cattani, e poi assicurando il sostegno provinciale in una sinergia benefica per il nostro territorio, sulle tematiche per le quali sono in campo importanti iniziative: la lotta alle fitopatie, alle zoonosi, la tematica dell’acqua, in generale le iniziative di ricerca e sperimentazione.

Il Presidente FEM Spagnolli ha quindi così salutato e ringraziato Presidente, Assessore e CdA: “Mi auguro di poter tradurre l’augurio di ‘bentornato’ che ho ricevuto, non appena varcata la soglia della Fondazione in qualità di presidente, in azioni concrete per portare avanti i tanti progetti già ‘in pentola’. L’obiettivo è quello di riportare la Fondazione ai fasti che merita, forte anche del nostro passato, che conta ormai oltre 150 anni.

Intervista Francesco Spagnolli

Sensorium – Dizionario dell’analisi sensoriale: amaro

Sensorium, lo spazio in cui il dato sensoriale si fa parola, il luogo in cui la percezione prende forma attraverso il lessico, la memoria, la cultura e la relazione con l’altro.

AMARO

Il sapore amaro è uno dei cinque fondamentali (dolce, salato, acido, umami) ed è percepito in molti casi come sgradevole. È frequentemente associato a sostanze potenzialmente tossiche presenti in natura e rappresenta un’importante funzione evolutiva di difesa. In ambito sensoriale, l’amaro è descritto come un sapore di lunga persistenza.

MECCANISMO FISIOLOGICO DI PERCEZIONE

La percezione dell’amaro è mediata da specifici recettori gustativi detti TAS2R, localizzati principalmente sulla parte posteriore della lingua e nella faringe. Questi recettori appartengono alla famiglia dei recettori accoppiati a proteine G (GPCR). Quando un composto amaro si lega al recettore, viene attivata una cascata di segnalazione intracellulare che porta al rilascio di neurotrasmettitori e alla trasmissione del segnale gustativo al cervello attraverso i nervi glossofaringeo e vago. Ogni recettore può legarsi a più molecole diverse e, viceversa, una stessa molecola può attivare più recettori TAS2R, spiegando l’ampia variabilità individuale nella percezione dell’amaro.

COMBINAZIONI SINESTETICHE

Il sapore amaro può essere modificato o modulato da interazioni sinestetiche con sapori e odori:

  • il dolce tende a limitarne l’intensità;
  • il salato può attenuarlo in certi casi (es. nel cioccolato fondente con cristalli di sale);
  • odori erbacei, medicinali o terrosi (come quelli del luppolo, della camomilla o della genziana) ne rafforzano l’identità amara;
  • la temperatura influisce: il freddo può accentuare la percezione dell’amaro di certi composti.

Il contesto sensoriale e l’aspettativa (colore, consistenza, aroma) giocano un ruolo rilevante nella modulazione dell’esperienza gustativa dell’amaro.

ORIGINE CHIMICA

Composti a sapore amaro e loro soglia di percezione (in mg/L)

La percezione dell’amaro varia sensibilmente a seconda della struttura chimica del composto, della sua concentrazione e della sensibilità del degustatore. Di seguito una selezione di sostanze comunemente associate al gusto amaro, con indicazione delle soglie di percezione medie stimate in acqua.

 

CompostoSoglia (mM)Peso mol. (g/mol)Soglia stimata (mg/L)Note
Chinino~0,008 mM324,43~2,6 mg/LAlcaloide naturale; usato come standard per test sensoriali
Caffeina~0,05 mM194,19~9,7 mg/LPresente in caffè, tè, cola
Strychnina~0,0001 mM334,42~0,033 mg/LEstremamente amara e tossica
Denatonio benzoato~0,00001 mM446,6~0,0045 mg/LIl composto più amaro noto, usato nei prodotti dissuasivi
Naringina~0,02 mM580,53~11,6 mg/LFlavonoide del pompelmo
Limonoide A (limonina)~0,005 mM470,5~2,35 mg/LAmaro caratteristico degli agrumi
Catechina~0,02–0,03 mM290,27~5,8–8,7 mg/LTè verde, cacao, vino
Acido tannico>1 mMvariabile (1701 g/mol)>1700 mg/LAstringente e amaro nei vini rossi
Glucoiberina~0,03 mM~421,5~12,6 mg/LGlucosinolato di cavolo nero e rucola
Acido clorogenico~0,05 mM354,31~17,7 mg/LPresente nel caffè e carciofo
Teobromina~0,05 mM180,16~9 mg/LAmaro nel cioccolato fondente
Solfato di magnesio~1 mM120,37~120 mg/LAmaro in acque minerali dure
Berberina~0,002 mM336,4~0,67 mg/LAlcaloide amaro usato in medicina tradizionale
Genzianina~0,01 mM~346 g/mol~3,5 mg/LCostituente amaro della radice di genziana

Note

  • Le soglie di percezione sono approssimate e possono variare notevolmente tra individui, anche di un fattore 100.
  • Alcune soglie sono inferite dalla letteratura scientifica internazionale, adattate da test sensoriali in soluzione acquosa.
  • Le unità mM (millimolare) sono state convertite in mg/L moltiplicando per il peso molecolare.

Come vorreste perfezionare la definizione del descrittore “amaro”? A voi la parola in “Lascia un commento”.

Trasferimento della conoscenza: un cambio di paradigma

Come si trasferisce efficacemente la conoscenza nel settore alimentare? In un settore dove la formazione è fondamentale per garantire qualità e competenza, le tradizionali modalità di trasmissione – come corsi, visite aziendali e training – si stanno trasformando per adattarsi a un pubblico sempre più digitale e interattivo. Questo libro esplora come strumenti grafici e strategie comunicative possano migliorare la comprensione delle informazioni, assicurando che maestranze, agenti di vendita e clienti le assimilino e le utilizzino in modo efficace. Attraverso un’analisi approfondita, supportata dagli studi del professor Luigi Odello sull’analisi sensoriale, il testo mette in luce l’importanza di integrare metodi classici con nuove strategie, dall’uso dei social media alle esperienze immersive. La proposta di un modello innovativo – ibrido, corale e continuo – offre una prospettiva concreta su come rinnovare il trasferimento della conoscenza, trasformandolo in un processo dinamico e strategico. Un punto di riferimento per chi opera nel settore e vuole affrontare le sfide della comunicazione con strumenti più efficaci e moderni.

Autore: Vittoria Guerini
Prefazione: Prof. Paolo Marco Tamborrini
Introduzione: Prof.ssa Ottavia Parenti
Pagine: 84
Formato: 19 x 27 cm
Prezzo: 30 €

Giacomo Oddero resta tra noi

Era un pomeriggio d’estate dei primi anni ’90 quando Giacomo Oddero, allora presidente della camera di Commercio di Cuneo, venne da me in cascina a Murazzano. Arrivò con l’autista, ma poi ci sedemmo in quella che chiamavamo “sala” a prendere un caffè. Ci conoscevamo da tempo, collegati attraverso il movimento degli assaggiatori: tra le tante presidenze che poteva vantare c’era anche quella dell’Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi nella quale mi aveva voluto Maestro Assaggiatore. Al commiato mi chiesi il perché di quella visita, perché in realtà non mi aveva detto nulla, mi aveva fatto solo domande. Pochi mesi dopo mi chiamò e mi disse che voleva fare per il tartufo ciò che era stato fatto per il il vino, per la grappa e per il formaggio. Si iniziò così, insieme all’Università di Torino e all’Università di Udine, un intenso lavoro di ricerca che non portò solo a una delle prime certificazioni sensoriali, ma anche alla fondazione, nel 1997, del Centro Nazionale Studi Tartufo.
Ecco perché Giacomo Oddero resta tra noi: per quanto il suo passaggio a miglior vita il 21 aprile 2025, alla veneranda età di quasi 99 anni, sia traumatico, l’eredità che ci lascia è imponente.
Sul piano umano resta l’esempio di un uomo pubblico che ha pensato solo al bene comune, lontano dall’avidità e da carrierismo e, per quanto riguarda la nostra professione, è indubbia l’opera di valorizzazione delle scienze sensoriali nel credo incrollabile che la promozione più potente passi per l’insegnamento al riconoscimento della qualità attraverso i sensi.

Luigi Odello


Il profilo di Giacomo Oddero

Giacomo Oddero è figura cardine del Novecento piemontese, tra i protagonisti della rinascita delle Langhe e del successo internazionale del Barolo. Uomo di cultura, agricoltore, farmacista, politico, visionario: il suo nome è indissolubilmente legato alla valorizzazione del territorio e del patrimonio enogastronomico delle colline cuneesi.

Nato nel 1926 a Santa Maria di La Morra, Oddero si laurea in Farmacia a Torino nel 1950, ma fin dai primi anni torna nella natia Langa per portare innovazione nell’azienda agricola di famiglia, fondata nel 1878. In un’epoca in cui il vino piemontese era considerato poco più che un prodotto locale, Giacomo Oddero intuì con lucidità la vocazione internazionale del Barolo, contribuendo in modo determinante alla sua affermazione mondiale. La cantina “Poderi e Cantine Oddero”, che oggi porta avanti il suo lascito, è considerata una delle più autorevoli interpreti del grande vino di Langa.

Ma il suo contributo ha travalicato i confini della viticoltura. Sindaco di La Morra, assessore provinciale all’Agricoltura, presidente della Camera di Commercio di Cuneo e della Fondazione CRC, Oddero ha sempre messo al centro del proprio impegno pubblico il binomio inscindibile tra territorio e sviluppo sostenibile. È stato tra i principali artefici dell’Acquedotto delle Langhe, opera fondamentale che ha portato acqua potabile in un’area agricola arida, cambiandone per sempre il destino.

Instancabile promotore della cultura locale, fondò nel 1997 il Centro Nazionale Studi sul Tartufo di Alba, affermando la centralità del tartufo bianco nella promozione internazionale del territorio. Convinto che bellezza, storia e paesaggio fossero risorse da tutelare e comunicare, ha sostenuto restauri, mostre e pubblicazioni, contribuendo con determinazione alla candidatura delle Langhe come Patrimonio Mondiale UNESCO, poi ottenuta nel 2014.

Intellettuale rurale, nel senso più alto del termine, Giacomo Oddero ha incarnato per quasi un secolo l’identità profonda delle Langhe: una terra che si rialza con dignità, che lavora con cura, che sa guardare lontano.

Lascia la figlia Mariacristina e i nipoti Isabella e Pietro, oggi alla guida dell’azienda di famiglia. Il suo esempio continuerà a vivere nei filari ordinati, nei vini eleganti, nei paesaggi che lui ha aiutato a salvare — e a raccontare al mondo.

Fooder, l’Emilia-Romagna fa sistema sull’agroalimentare: università, enti di ricerca e imprese insieme per l’internazionalizzazione

18 soci fondatori per promuovere la formazione, l’innovazione e la sostenibilità nel settore

Università, enti di ricerca e imprese insieme per lo sviluppo dell’alta formazione e dell’innovazione nel settore agroalimentare. Questo lo spirito di fondo di Fooder – Food University of Emilia-Romagna, associazione che, sotto l’egida della Regione Emilia-Romagna che ha fortemente supportato il progetto, si è costituita con la firma di 18 soci fondatori:

  • Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
  • Università degli Studi di Ferrara
  • Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  • Università di Parma
  • Università Cattolica del Sacro Cuore
  • Barilla G. e R. Fratelli – S.P.A.
  • Casoni Fabbricazione Liquori S.P.A.
  • Cesena Fiera S.P.A.
  • Clust-ER Agrifood della Regione Emilia-Romagna
  • Centro Ricerche Produzioni Animali, CRPA Soc. Cons. P.A.
  • GEA Procomac S.P.A.
  • Gesco Soc. Coop. Agr. (Gruppo Amadori)
  • Acetaia Giusti S.R.L.
  • Granterre S.P.A.
  • Consorzio del Formaggio Parmigiano-Reggiano
  • Surgital S.P.A.
  • Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari – Fondazione di ricerca
  • Unione Parmense degli Industriali

La costituzione dell’Associazione è uno dei principali obiettivi dell’omonimo progetto Fooder, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna con un contributo di 3 milioni di euro a fronte di un cofinanziamento da parte delle Università di 1,5 milioni di euro per il quadriennio 2022-2026.

La sede è all’Università di Parma, che nel food ha uno dei propri asset strategici e identitari e un’autorevolezza scientifica e didattica riconosciuta in Italia e nel mondo. Proprio a Parma, in Aula Magna, Fooder è stata presentata oggi in conferenza stampa. Sono intervenuti il Rettore dell’Università di Parma Paolo Martelli, il Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Vincenzo Colla, il referente dell’Università di Parma nel Consiglio direttivo di Fooder Gianni Galaverna, in rappresentanza delle Università e degli enti di ricerca coinvolti, e il referente di Barilla G. e R. Fratelli S.p.A. nel Consiglio direttivo di Fooder Roberto Ciati, in rappresentanza delle aziende e dei consorzi d’impresa coinvolti.
In sala i rappresentanti e le rappresentanti dei soci fondatori.

La parola d’ordine è “sistema”. Fare sistema per promuovere l’innovazione nel settore agro-alimentare dell’Emilia-Romagna attraverso il potenziamento dell’offerta formativa internazionale inter-ateneo in lingua Inglese per attrarre talenti ed esperti da tutto il mondo, mettendo a valore il grande patrimonio rappresentato dalla Food Valley emiliano-romagnola, comparto d’eccellenza internazionale, col record europeo di prodotti Dop e Igp e aziende note in tutto il mondo per la capacità di coniugare tradizione e innovazione, con elevati standard di qualità e sicurezza alimentare. Tutto ciò facendo leva su un ecosistema regionale di alto livello nella formazione e nella ricerca per la preparazione di profili professionali in grado di competere nel mercato del lavoro, creando nuove opportunità di crescita e occupazione e promuovendo l’imprenditorialità giovanile. Il messaggio rivolto ai giovani talenti è: venite in Emilia-Romagna perché imparerete e sarete preparati per affrontare le sfide globali del settore agro-alimentare, sarete in grado di crescere professionalmente e come persone in un ambiente inclusivo, aperto e stimolante e acquisirete le competenze e l’autorevolezza per guidare le trasformazioni, studiando e proponendo le soluzioni per contribuire a plasmare un futuro migliore.

Fooder, progetto unico a livello nazionale, si propone come esempio virtuoso di integrazione fra i settori dell’alta formazione e della ricerca, del sistema produttivo e del governo del territorio.

Come? Attraverso una stretta sinergia fra Università, enti di ricerca e mondo dell’impresa, che porti a identificare insieme i bisogni formativi e a progettare insieme i percorsi di formazione, in una interazione positiva che coinvolga nella didattica non solo professoresse e professori universitari ma anche professioniste e professionisti, che possa realizzare percorsi esperienziali sia nelle strutture accademiche che nelle aziende, con la possibilità per gli studenti di accedere alla rete dei dimostratori e degli impianti pilota, che favorisca la formazione multidisciplinare e interdisciplinare, con il contributo delle migliori competenze nei diversi campi, e che abbia ricadute positive su tutti i soggetti coinvolti.

Questo significa nuovi corsi internazionali, master internazionali interateneo, percorsi di dottorato, alta formazione dedicata alle imprese con programmi per la formazione permanente, e molto altro.

Fooder mira inoltre a promuovere e supportare i gruppi di ricerca e le infrastrutture, facilitando le interazioni con partner di ricerca e industriali a livello nazionale e internazionale, investendo in progetti strategici e promuovendo la sinergia tra aziende che desiderino creare una rete per sviluppare nuove capacità e tecnologie a livello pre-competitivo.

Fooder si baserà sui 3 pilastri della Food Sustainability, Food Security e Food Safety, e spazierà in numerose aree di interesse: dall’agricoltura sostenibile e di precisione alla qualità delle materie prime, dalla food law e international policies alla qualità, sicurezza e tipicità degli alimenti, dalle macchine e impianti per l’industria agroalimentare alla nutrizione e salute, fino alla tracciabilità, al packaging, all’economia agroalimentare, alla microbiologia degli alimenti, all’ottimizzazione e innovazione di processo/prodotto, alla valorizzazione di sottoprodotti e scarti dell’industria agroalimentare e molto altro ancora.

Molti i benefici per le Università, che avranno l’occasione di aggiornare e innovare la loro offerta formativa per rispondere alle sfide attuali e future del sistema agro-alimentare globale, collaborando su obiettivi e metodologie con le aziende per un sempre più efficace ed efficiente inserimento nel mondo del lavoro, promuovendo l’internazionalizzazione attraverso il miglioramento dei programmi, completamente offerti in lingua inglese, e realizzando tirocini, tesi di laurea e dottorato in stretta collaborazione con le aziende.

Altrettanto significativi i risvolti positivi per le imprese, che potranno beneficiare del contatto diretto con talenti da tutto il mondo per selezionare le figure professionali di domani e con la ricerca multidisciplinare a supporto dell’innovazione nel settore agro-alimentare, sfruttando questa sinergia anche per la formazione di professioniste e professionisti su temi specifici e su problematiche emergenti.

Fooder è aperta alle adesioni: possono diventarne soci enti pubblici, Università, imprese del settore (incluse start-up innovative), enti privati con finalità coerenti con gli scopi dell’associazione.

Le dichiarazioni

Vincenzo Colla, Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna con delega a Sviluppo economico e green economy, Energia, Formazione professionale, Università e ricerca
«Con oggi prende ufficialmente il via un progetto formativo di valenza internazionale, unico nello scenario Paese, fortemente connesso all’identità della nostra regione. Un centro specializzato che mette in rete le nostre università, i centri di ricerca e le imprese d’eccellenza del nostro territorio per sostenere l’apprendimento delle alte competenze e la ricerca nell’ambito dell’alimentazione sana e di qualità, capace di rispondere alle esigenze di sostenibilità e di sicurezza. In coerenza con la nostra legge per attrarre e trattenere talenti, Fooder sarà in grado di attrarre da tutto il mondo le teste che vorranno esercitare ingegno, tecnica, creatività e abilità nel settore del food. Qui si formeranno esperti e manager con una visione internazionale, ma anche con un forte legame con le tradizioni locali, per rispondere alle sfide green dal campo alla tavola. Fooder rappresenta un’opportunità unica per rafforzare il sistema delle competenze della regione, creando nuove opportunità occupazionali di qualità, e per mantenere alta l’eccellenza in tutto l’ecosistema che porta all’agroalimentare».

Paolo Martelli, Rettore dell’Università di Parma
«Per l’Emilia-Romagna il food è indubbiamente un asse portante e nella nostra regione c’è un know how costruito nel tempo che raccoglie rilevanti competenze scientifiche, tecnologiche, economiche e culturali, con la presenza di importanti Atenei, enti di ricerca, filiere produttive e realtà industriali e istituzionali di rilievo mondiale, in un tessuto territoriale a decisa vocazione agroalimentare. In questo contesto Fooder è una grande opportunità e una grande occasione per costruire insieme proposte e linee di lavoro nuove, in una prospettiva internazionale, guardando a un futuro sostenibile e con un orizzonte di riferimento ampio. Gli Atenei della regione vi partecipano con convinzione, pronti a fare sistema e a mettere in campo tutte le proprie competenze: questo è un valore aggiunto fondamentale per il progetto, ed è anche uno degli elementi che lo rendono unico».

Gianni Galaverna, Direttore del Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco dell’Università di Parma, referente dell’Ateneo nel Consiglio direttivo di Fooder, intervenuto in rappresentanza delle Università e degli enti di ricerca coinvolti
«Per affrontare le sfide globali del settore agro-alimentare occorre investire sempre più in ricerca e innovazione e, per fare questo, occorre dare nuovo impulso all’alta formazione universitaria, che deve essere sempre più internazionale e innovativa, per esser in grado di attrarre i migliori talenti e preparare gli innovatori del futuro. Il progetto Fooder ha la grande ambizione di mettere a sistema Università, Imprese e Istituzioni della Food Valley Emilia-Romagna, dando vita ad un polo di eccellenza internazionale per l’alta formazione e la ricerca, in grado di preparare le figure professionali del domani e promuovere così lo sviluppo del territorio».

Roberto Ciati, Scientific & Government Relations Vice President di Barilla G. e R. Fratelli S.p.A., referente di Barilla G. e R. Fratelli S.p.A. nel Consiglio direttivo di Fooder, intervenuto in rappresentanza delle aziende e dei consorzi d’impresa coinvolti
«La complessità e la diversità delle sfide, l’innovazione come motore di sviluppo e di miglioramento continuo, l’attrattività internazionale di un territorio simbolo della qualità di prodotti alimentari, sono tutte sfide che il settore agroalimentare pubblico e privato ha oggi e avrà sempre di più nel futuro. Questo progetto costituisce una grande opportunità per dare risposte concrete a tutto questo, grazie a percorsi formativi ed esperienziali originali, fondati sull’interazione continua e sul confronto diretto fra le migliori expertise di ricerca accademica degli atenei presenti e di produzione e trasformazione delle realtà agro-industriali che progressivamente vorranno contribuire alla realizzazione di Fooder».

L’evoluzione dell’analisi sensoriale: innovazioni e prospettive

Quali sono state le innovazioni più rilevanti in analisi sensoriale negli ultimi decenni? Con quali benefici per le imprese? Con quali prospettive per il futuro?
Viviamo in un Paese in cui la valutazione sensoriale ha una storia millenaria e i cui abitanti sono geneticamente vocati al bello e al buono e, quindi, a descrivere e a giudicare qualsiasi evento capace di generare stimoli. In particolare, vantiamo le più antiche scuole di assaggiatori, forti e consolidate organizzazioni di degustatori, schiere di critici e recensori.
Tutto questo rappresenta un valore notevole, ma per l’affermazione dell’analisi sensoriale ha costituito e costituisce anche un ostacolo non indifferente. La fase di maggiore conflitto venne registrata negli ultimi decenni dello scorso millennio quando apparvero metodi scientifici che sottoponevano al rigore della statistica le valutazioni, riducendo i giudici sensoriali a misuratori e privandoli così del potere di giudizio assoluto di cui godevano. Chi lo dice a un sommelier che la sua valutazione non è corretta perché assaggiando lo stesso campione in momenti diversi non ha dato i medesimi giudizi?

Chi desidera leggere l’intero articolo scritto da Luigi Odello sul numero 89 della rivista L’Assaggio può registrarsi gratuitamente al seguente link.