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Nei vini preferisci sentire il profumo del sotolone o del caprifoglio?

Che rispondereste voi se vi venisse fatta una simile domanda? Se non siete dei chimici per il primo potreste essere giustificati, trattasi di un lattone percepibile in vino, ma anche in rum. sakè e salsa di soia. Potrebbe forse esservi d’aiuto il fatto che sia stato identificato come sciroppo d’acero, curry, fieno greco, melassa o mallo di noce. Capite che anche andando per analogia la situazione non migliora di molto: quanti sanno identificare il fieno greco o il mallo di noce? Abbiamo pensato che il Caprifoglio potesse essere più comprensibile e quindi abbiamo fatto una piccola indagine su Linkedin, ma con una raccolta in tre giorni di 4024 impressioni, tra i rispondenti solo il 3% ha dichiarato di saperlo identificare con certezza, il 20% è in forse e il 77% ha detto di no.

La questione non è banale: noi continuiamo a parlare di vino in modo ermetico, senza curarci della cultura di chi ci ascolta, senza quel minimo di empatia che potrebbe renderci simpatici.

Il relatore che, roteando il bicchiere, esordisce trovando il trifoglio lodigiano di secondo taglio si sente sicuramente un’esperto alla pari di chi vanta la presenza della rosa bulgara cresciuta sulla riva sinistra del Danubio, ma gli uditori come reagiscono intimamente a simili performance? Sul fatto che siano attratti verso l’enofilia e che si affezionino al vino abbiamo qualche dubbio. Qualche caso comunque esiste e di certo seguirà le orme del maestro escludendo così i più dal volersi avvicinare a una delle bevande più ricche, emozionanti e appaganti che l’homo sapiens abbia inventato.

Esiste un’altro modo di narrare, quello che hanno messo a punto in dieci anni di onorata attività i Narratori del gusto. È ancora riservato a pochi, ma chi lo utilizza è in grado di raccogliere ampi consensi, di avvicinare i giovani e di coinvolgere in qualsiasi degustazione.

Luigi Odello