Tutelare le allergie a tutti i costi? È possibile? È plausibile?
Recente è la notizia riguardo la valutazione di una regolamentazione da parte dell’Unione Europea sull’utilizzo di alcune fragranze nella produzione di profumi e cosmetici poiché causa di allergie.
Sotto inchiesta sono sostanze quali cumarina, eugenolo, citrale, atranolo. Per intenderci: vegetale, muschio, limone ma anche il giglio.
Immaginiamo ora un mondo in cui tutti i prodotti che possono comportare intolleranze fossero messi al bando.
Per prima cosa le donne non potrebbero più ammaliare con l’inconfondibile Chanel n.5 (di cui viene venduta una bottiglia nel mondo ogni 30 secondi).
Schiere di adulti e di bambini entrerebbero in rivolta privati dell’amata Nutella perché a base di nocciole, fonti di tante allergie.
È quindi il turno di patatine e pomodoro per gli intolleranti alle solanacee.
E che dire della pizza? Fonte di problemi per intolleranti ai latticini, al pomodoro e per gli allergici al glutine.
A tal proposito non osiamo immaginare cosa accadrebbe seguendo le privazioni a cui si devono sottoporre i celiaci, con pane, pasta, birra, prosciutto cotto e altro ancora.
Stiamo esagerando? Nel mondo del post consumismo, in cui i prodotti sono pensati per essere sostituiti dopo breve, brevissimo tempo, anche le intolleranze e le allergie prendono la forma di status per curare, per distinguersi, per commerciare. Il confine tra sanità e tendenze diventa allora labile e sottile. Non rischiamo, on none della tutela, di perdere il piacere!