Sensory News

Ricerche di mercato, tendenze sensoriali, nuovi metodi e analisi di prodotti
 

Auguri a tutti per un 2015 colmo di analisi sensoriale

http://shop.assaggiatori.com/Da anni abbiamo fatto nostro il motto che l’analisi sensoriale migliora la qualità della vita, quindi ci pare opportuno e coerente, volendo porgere gli auguri sinceri a tutti i nostri lettori, pensare il nuovo anno con tanta analisi sensoriale. Da parte nostra ce la metteremo tutta: non solo cercheremo di informarvi di opportunità attraverso questa news settimanale che ormai raggiunge migliaia di iscritti che hanno manifestato la volontà di riceverla, ma anche cercando di proporvi cose nuove. E se il primo appuntamento è per il 23 gennaio a un workshop sul neuromarketing (branca innovativa delle tecniche  per generare relazioni con i clienti), altri seguiranno a breve.
Nell’anno che si è appena concluso abbiamo infatti messo a punto nuovi percorsi, come Sensory mind e Brand teller. Il primo racchiude, all’interno di una giornata di lavoro, le tecniche essenziali di analisi sensoriale, con particolare riferimento a quelle relative alla descrizione semantica e oggettiva dei prodotti e a quelle che tendono a soddisfare bisogni nell’ambito della qualità (certificazione, Brc, Ifs ecc.). Il corso di Brand teller offre invece una panoramica sulle tecniche di impiego dell’analisi sensoriale nella comunicazione di prodotti e servizi in ambito aziendale, in fiere e in eventi. Naturalmente entrambi i corsi sono ricchi di esercitazioni pratiche e approcciano gli argomenti partendo dalla psicologia.
Ma non finisce qui: nei progetti nostri e del vasto movimento degli assaggiatori e dei Narratori del gusto sono collocati il nuovo Codice Sensoriale (oggi declinato per vino, salumi e grappa) e le competizioni per mettere in evidenza le proprie capacità di valutazione sensoriale di cibi e bevande.
Dunque state con noi anche nel 2015, ben felici se vorrete collaborare a questa news con vostre esperienze di analisi sensoriale.

Recensione: Marketing Low cost

marketing_low_cost.pngAutore: Cristina Mariani

Editore: Franco Angeli

Formato: 15,5 x 22,8

Pagine: 181

Prezzo: 21,00 euro

Contenuti: Non solo le grandi aziende si trovano a dover prendere delle decisioni di marketing quotidianamente, magari senza nemmeno accorgersene. Questo libro propone quindi un marketing low cost a portata di imprese di dimensioni minori e a professionisti che da soli costituiscono delle microaziende. In un linguaggio comprensibile a tutti vengono proposti esempi casi e spunti adattati alla realtà italiana per fornire al lettore idee da applicare da sé e subito alla propria azienda.

Neuromarketing: nella testa del consumatore

http://goo.gl/Ef489MIl neuromarketing studia i comportamenti del consumatore, le tecniche di convincimento dei brand e gli effetti dei messaggi pubblicitari sulla mente.

Il 23 gennaio è previsto a Brescia il primo workshop italiano rivolto a tutti coloro che vogliono realmente comprendere cosa possa permettere di fare il salto di qualità, grazie ai segreti della psicologia applicata al marketing. Come si formano le decisioni nel cervello umano? Cosa porta un cliente a scegliere un ristorante piuttosto che un altro? Come trasformare una buona idea in un prodotto di successo? Questa può essere l’occasione giusta per saperlo. Il workshop è aperto a tutti. Grandi aziende o liberi professionisti. Che si venda un prodotto oppure un servizio. Non fa alcuna differenza, il processo è il medesimo.

Il workshop è ideato e condotto da Andrea Bariselli di Thimus, uno Psicologo esperto di branding e analisi sensoriale. Lavora da anni con grandi realtà, come ad esempio la compagnia aerea Neos, il gruppo Alpitour, lo stellato Hotel Villa Crespi sul lago d’Orta e recentemente il colosso informatico HP.

Info e locandina: http://www.thimus.com/workshopneuromarketing/

Che succede se i giudici sensoriali sono innamorati?

Kai Qin Chan dell’università di Radboud (Olanda) ha dimostrato che ogni cosa si fa più dolce se, mentre la si assaggia, si pensa all’amore.

Il ricercatore ha somministrato a un gruppo di studenti caramelle con un certo livello di dolcezza facendo scrivere delle frasi d’amore e poi delle frasi neutre dal punto di vista emotivo. Ha così messo in evidenza come nel primo caso la valutazione del dolce fosse significativamente più alta. Anche testando semplicemente acqua ha ottenuto lo stesso risultato.

Riflettiamo un attimo: il condizionamento dei giudici in questo caso è stato semplicemente prodotto attraverso l’espediente della scrittura di frasi romantiche, ma che succede a un valutatore davvero innamorato? E a quello vittima di una cocente, quanto recente, delusione d’amore? Da sempre siamo convinti che lo stato d’animo dei giudici giochi un ruolo nelle loro performance ben superiore a quello determinato dalle soglie di percezione, tant’è che da vent’anni abbiamo abbandonato gli estenuanti metodi di selezione dei panelisti basati sull’identificazione dei sapori con dosaggi di analiti crescenti e decrescenti, preferendo di gran lunga avere metodi statistici che ci offrano il monitoraggio dei valutatori ogni volta che operano.

Ma ora, con il conforto del citato ricercatore, pensiamo che quanti sono stati falcidiati dalle terribili prove dei test discriminanti potranno rivendicare la loro riabilitazione a giudici sensoriali dichiarando che all’epoca della prova erano innamorati, anche senza specificare di chi.

Economia della felicità: analisi sensoriale ci sta

shutterstock_71827519Lino Stoppani, nel suo ultimo editoriale su Mixer, cita il professor Leonardo Becchetti che sta sviluppando una nuova branca dell’economia, quella della felicità.
In parole povere nel bilancio di un’impresa dovrebbe comparire, insieme agli indicatori classici, il livello di sana soddisfazione che un imprenditore trae dal proprio lavoro. Nel leggerlo ci è venuto in mente che sostanzialmente l’Italia si basa ancora sull’economia della felicità, altrimenti le imprese cessate sarebbero ben di più di quante sono cadute sotto la mannaia della burocrazia, delle tasse e delle malversazioni in genere.
E’ che noi italiani, tutto sommato, traiamo ancora non poca soddisfazione da quello che facciamo. Per molti il proprio lavoro resta la materializzazione della propria creatività. Dunque, da questo punto di vista, viviamo ancora in un economia sana che nasce dal piacere di dare piacere. Un elemento che si riscontra soprattutto nel settore dei cibi e delle bevande dove sono stati messi a punto metodi per valutare in modo oggettivo il livello edonico che produce un determinato prodotto e nell’ individuazione delle caratteristiche che lo generano. Negli ultimi anni i metodi sono stati adattati ad altri beni e servizi  e oggi si può parlare di analisi sensoriale dei bar, dei ristoranti, dei punti vendita della distribuzione moderna, dell’ambiente e persino degli aerei. Potremmo quindi dire che l’analisi sensoriale da un canto può essere un indicatore nell’ ambito dell’economia della felicità, dall’ altro un’assicurazione contro i rischi di insuccesso per gli imprenditori che la perseguono.
Cominciamo quindi a ragionare in questa ottica, certi che la soddisfazione che ricaviamo dal nostro lavoro è di straordinaria utilità per vivere bene. E finora, almeno direttamente, non è neppure tassabile.

Recensione: VALCALEPIO Il Vino dei bergamaschi

Valcalepio copertina copiaAutore: Sergio Cantoni, Giovanna Cattaneo, Giuditta Bolognesi
A cura di: Provincia di Bergamo
Pagine: 146
Anno: 2013
Lingua: italiano-inglese
Contenuti
Dai primi pionieri che hanno creato il Valcalepio, ai giorni nostri. Il libro ripercorre per intero la storia di questo vino e del suo territorio, attraverso le cronache e le interviste ai protagonisti. Si dettagliano poi le caratteristiche delle uve e del vino, con un approfondimento sull’ analisi sensoriale e la profilazione del prodotto.

Il codice sensoriale della grappa

http://shop.assaggiatori.com/it/Libreria/Libri/Il-Codice-Sensoriale-Grappa.html C’è un modo per imparare la grappa in cui la soddisfazione non sia mediata dalla fatica? E’ questa la domanda che si è posto Luigi Odello al suo nono libro sulla nostra acquavite di bandiera.
La risposta gli è venuta da Il Codice Sensoriale – Vino, un libro strutturato come una telenovela che ha pubblicato nel 2013 e che sta godendo di un notevole successo.
Per Il Codice Sensoriale – Grappa lo svolgimento è analogo: si parte subito da un bicchierino di acquavite per scoprire, con l’aiuto di una mappa sensoriale, quanto si percepisce e poi il testo risponde alle domande indotte dagli stimoli ricevuti da vista, olfatto, tatto e gusto, fino a calarsi nelle dinamiche della produzione e quindi anche nella sottile arte del “fare la grappa”.
Il libro – oltre a essere il terzo volume di una collana che già comprende il vino e i salumi ai quali seguiranno l’olio, l’aceto balsamico, la birra, i formaggi, la frutta, la verdura e altri ancora – fa parte del sistema in uso ai Narratori del gusto ed è quindi compendiato da una serie di diapositive e di altri strumenti a uso di relatori per la conduzione di serate ludiche alla scoperta dei piaceri dei prodotti tipici e tradizionali.
In edizione elettronica su shop.assaggiatori.com, €25
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Recensione – Atlante dei prodotti tipici: Grappe, acquaviti, liquori

ImageAutore: Luigi Odello, Manuela Violoni, Armando Colliva Marsigli
Editore: Agra
Formato: 22 x 14
Pagine: 270
Prezzo: € 18.00
Contenuti: L’Atlante dei prodotti tipici dedicato alle Grappe, acquaviti e liquori arriva nelle librerie dopo il successo di quelli dedicati a salumi, formaggi, conserve, pane, pasta ed erbe. Una piccola antologia di Luigi Odello consente di constatare come in pochi anni l’atteggiamento dell’italiano medio e delle sue forze di polizia sia radicalmente cambiato: produrre grappa non è più un crimine, o perlomeno non è più in cima alla scala dei comportamenti da reprimere.

Quando il caffè cattivo fa danno

Qualche tempo fa, quando ancora abitavo in Austria, ho avuto per pranzo un amico tedesco. Alla fine del pasto ho spontaneamente cominciato a preparare il caffè con la mia moka elettrica, che fa parte del corredo, seppur essenziale, per la permanenza all’estero. Mentre armeggiavo col caffè, una banale miscela da supermercato, l’amico mi blocca. Fermi tutti! Io non bevo il caffè italiano. È troppo amaro, troppo astringente, troppo tutto, preferisco quei beveroni che vengono fuori dalla mia macchina per l’americano (o il solubile del discount!).

moka

Da brava padrona di casa, non lo accontento e lo forzo ad assaggiarlo. Dovevo prepararlo comunque per me, il resto l’avrei tenuto per colazione. Una caffettiera da quattro non andrà così sprecata, mi dico. Ed il mio amico? L’ho visto illuminarsi a sentire il profumino di biscotti e tostatura che saliva su dalla moka insieme all’eruzione dell’oro nero, l’ho visto sorseggiare dapprima dubbioso, quindi sorpreso e infine affascinato, chiedendomi come mai questo caffè qua fosse così tanto più buono di quello del bar. Lo stupore per la scoperta è stato tale che ha bevuto il suo e finito il resto, portandosi via anche il mio barattolo di polvere per sperimentarlo a casa.
La morale è: se qualcuno assaggia un caffè pessimo, è possibile che decida che tutti i caffè siano pessimi.